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  • Writer's pictureElpidio Pezzella

Affrontare una crisi

Badate dunque di camminare con diligenza non da stolti, ma come saggi, riscattando il tempo, perché i giorni sono malvagi.

Efesi 5:15-16



Duemila anni fa l’apostolo Paolo allertava i credenti di Efeso riguardo ai tempi che la chiesa stava affrontando. “I giorni malvagi” è espressione che si può svolgere così: in questi tempi c’è molta cattiveria, c’è una diffusa e arrogante presenza del male. Non verrà difficile supporre che oggi è peggio di allora. Il termine greco (poneraí, “cattivi”) indica anche pesantezza, difficoltà, sofferenza: si tratta quindi di tempi che fanno soffrire i credenti, mettono in crisi. Infatti, ovunque ti volgi c’è una crisi. Individui, coppie, famiglie, comunità, società, governi, squadre sportive in crisi. È tempo di crisi un po' per tutti: piccoli e grandi, forti e deboli, belli e brutti... Anche oggi, chissà quanti sono in crisi. Anch’io sono in crisi, e forse anche tu. Parafrasando un testo del vangelo, si potrebbe dire come ogni giorno ha il suo affanno, ciascuno ha la sua crisi (esistenziale, relazionale, spirituale, ecclesiale).


Il termine crisi ha origine dal latino “crisis” (greco krísis) che vuol dire “scelta”, “decisione”, “separazione”, “vaglio”: una crisi passa al vaglio, mette alla prova, passa al setaccio. Probabilmente la crisi che stiamo vivendo ci porterà a una scelta o decisione che finora abbiamo rimandato. La crisi è come una perturbazione, un’improvvisa e imprevista modificazione di quello che andava normalmente, o già a stenti, con effetti più o meno gravi e duraturi. Mi viene da pensare a Giuseppe quando venne a sapere della gravidanza di Maria e stava valutando di lasciarla segretamente per non esporla ad infamia. “Ma, mentre rifletteva su queste cose, ecco che un angelo del Signore gli apparve in sogno…” (Matteo 1:20). Rifletteva in quanto in crisi; era combattuto su cosa fare. Allo stesso modo, Anna aveva un combattimento interiore, amareggiata dal peso di non sentirsi realizzata come donna al cospetto della sua rivale Peninna che “nell’amarezza della sua anima pregava l’Eterno piangendo dirottamente” (1Samuele 1:10). Era in crisi da molto tempo ormai. Verrebbe da ricordare anche di Elia, il quale sotto il peso di una minaccia inaspettata “si inoltrò nel deserto una giornata di cammino, andò a sedersi sotto una ginestra e chiese di poter morire” (1Re 19:4). Le loro storie ci dicono che da quella situazione ne seguì un cambiamento, una svolta.


La crisi è essenziale per crescere. Non si tratta di uno spiacevole incidente, ma un necessario momento di passaggio nel divenire di una persona, nel nostro percorso di crescita e/o di vita. La crisi ci fa uscire dal consueto, dal rassicurante e ci obbliga a prendere coscienza della realtà; a uscire dagli assetti che ci eravamo dati e che ci davano sicurezza. Ci obbliga a ripensare la nostra posizione. Il punto nodale alla base della crisi è ascoltarla, lasciarsi interpellare. In seconda istanza la crisi richiede di essere gestita, ossia come consentirle di lavorare dentro e su di noi. Non si tratta di evitarla o di rimuoverla, ma di elaborarla. L’individuo che è in crisi prova un forte senso di smarrimento, è turbato ed insicuro, manca di lucidità: ricordiamo Elia che chiede di morire. Più sarà lunga la crisi, più grandi saranno i disagi provati. Una forte crisi lascia il segno. La Bibbia stessa, parola di Dio, ci mette in crisi ponendoci in discussione, rivelando la distanza fra i nostri pensieri, le nostre vie, e i pensieri e le vie di Dio (Isaia 55:8). Lo scrittore agli Ebrei ci ricorda come essa vede la realtà da un’altra angolatura penetrando “fino alla divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore” (4:12).


Nella crisi dobbiamo far risuonare la Parola. Nell’attesa dobbiamo essere resistenti, come Giobbe, come Geremia, perché la crisi è una prova della perseveranza, della fedeltà e della pazienza. Da tutto questo la lettera agli Efesi non ci invita alla fuga o al disimpegno, ma a impegnarsi andando contro corrente, a impegnarsi assumendo la forma e la mentalità di chi resiste: “Non siate perciò disavveduti, ma intendete quale sia la volontà del Signore” (Efesi 5:17). Il tempo della crisi è tempo di azione. Se i malvagi sono all’opera, come credenti non possiamo restare a guardare. Occorre uno sforzo di discernimento per lasciarsi guidare da ciò che piace al Signore. È tempo più che mai vigilare, essere attenti, lucidi. Infatti, dice Efesini, il tempo della crisi è occasione per vivere con sapienza. Se stai attraversando una crisi, chiedi a Dio sapienza!



 

Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 06

05 febbraio Esodo 36-38; Matteo 23:1-22          

06 febbraio Esodo 39-40; Matteo 23:23-39

07 febbraio Levitico 1-3; Matteo 24:1-28

08 febbraio Levitico 4-5; Matteo 24:29-51

09 febbraio Levitico 6-7; Matteo 25:1-30

10 febbraio Levitico 8-10; Matteo 25:31-46


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