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  • Writer's pictureElpidio Pezzella

Il regno di Dio in noi

Updated: Jan 12, 2023

Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Ravvedetevi e credete all’evangelo.

Marco 1:15

Il primo annuncio di Gesù che il Vangelo ci fornisce è che il regno si era avvicinato al compimento del tempo, nelle condizioni perfette. Contrariamente alle attese del popolo, sin da subito chiarisce che non si trattava di una sorta di governo terreno, ma di una “realtà” che si realizza con la Sua presenza, il cui approssimarsi richiede un cambiamento. Attraverso il suo sacrifico, Gesù ci ha riconciliati con il Padre, e per il Suo sangue abbiamo fatto pace con Dio. Mentre cresce la nostra relazione con il Signore, il regno di Dio si avvicina maggiormente fino ad essere in noi. A più riprese raccontò diverse parabole per descriverlo. In una di questa lo paragona al seminatore che getta un seme e ritorna poi alla sua quotidianità. Nel mentre il seme germoglia e cresce senza che egli sappia come ciò sia avvenuto (Marco 4:26-29). Il Signore voleva lasciar intendere che nasce e si sviluppa senza che noi sappiamo come ciò possa accadere. Non sono determinate attività o pratiche a permettere che il seme sbocci, ma è l’opera che lo Spirito compie in ognuno, il più delle volte senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Anziché chiederci dov’è il regno di Dio, dovremmo raccogliere le indicazioni della preghiera modello ed invocare: “Venga il tuo regno…”.


A più riprese, Gesù parlò del regno di Dio ai discepoli e alle folle. Nonostante la chiarezza delle Sue parole, facciamo grande fatica a riconoscere immediatamente il Suo regno, anche se è nei nostri cuori: «...poiché ecco il regno di Dio è dentro di voi» (Luca 17:21b). Molti nei secoli hanno commesso l’errore di considerarlo come un regno umano; la stessa attesa messianica del popolo di Israele era legata all’idea di un “revival” della monarchia davidica, dissoltosi tra battaglie e successori nel tempo a seguire. Gesù cominciò la Sua predicazione, invece, affermando che il regno si era avvicinato. Non si trattava di una sorta di governo, un insieme di persone governate da una legislazione, ma una condizione che si realizza con la Sua presenza. Quelli che sono raggiunti dall’opera dello Spirito avvertono qualcosa di indefinibile nascere in loro. Pur non avendo una piena cognizione, come Nicodemo, nel momento in cui il Signore deposita in noi il seme della Parola, piano piano, cresce irresistibilmente il desiderio per le cose di Dio. I nostri occhi si aprono e di colpo prendiamo coscienza della nostra condizione di lontani dalla Sua presenza. Dobbiamo quindi permettere allo Spirito di lavorare in noi affinché possa crescere. Se ci affidiamo a Lui il seme inizierà a germogliare fino a crescere completamente, perché quando il Signore inizia un’opera la porta a compimento. Se nella tua vita scorgi un germoglio della Sua opera, non restare a contemplarlo, ma lascia che l’opera si completi. Non ignorare che il tempo scorre e non possiamo rimanere germogli o steli a vita, quindi non rimandare.


Dio si attende che ciascuno gli permetta di compiere l’opera Sua senza timore di passare da una fase all’altra. Sì, perché alcuni hanno paura di crescere. La nostra esistenza è caratterizzata da tappe che dobbiamo percorrere. Sarebbe assurdo pensare di restar fermi alla fase iniziale. In un’altra parabola Gesù narra di un uomo che prima di partire aveva affidato alcuni talenti a tre dei suoi servitori. Mentre due li fecero fruttare e moltiplicare, il terzo non ne ricavò nessun guadagno (Matteo 25:14-30). Anche noi potremmo essere come quest’ultimo che, per timore di perderlo, non ha trafficato quanto gli era stato affidato. Il Signore non solo pianta in noi il seme della Parola, ma ci affida il compito di annunciarla ad altri: “Andate e predicate l’Evangelo ad ogni creatura…”, affinché altri possano ravvedersi prima e credere poi. Ritornando al regno, la Scrittura ci ricorda che è nei nostri cuori, ed anche che dov’è il nostro cuore là è il nostro tesoro. Concediamo, quindi, la terra della nostra carne all’opera del Signore, impegnandoci ogni giorno ad essere vasi ad onore e strumenti che possano onorarLo e servirLo fino al giorno della mietitura, “poiché il regno di Dio non è mangiare e bere, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Romani 14:17). Pur restando umili contenitori, Egli ha scelto di porre in noi la gloria del Suo regno. Non dimenticarlo!



 

Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 30

18 luglio Salmi 20-22; Atti 21:1-17

19 luglio Salmi 23-25; Atti 21:18-40

20 luglio Salmi 26-28; Atti 22

21 luglio Salmi 29-30; Atti 23:1-15

22 luglio Salmi 31-32; Atti 23:16-35

23 luglio Salmi 33-34; Atti 24

24 luglio Salmi 35-36; Atti 25



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