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Immagine del redattoreElpidio Pezzella

La donna, dal fianco e dal cuore

Per radicare questa festa si narra con particolari diversi un tragico episodio di cronaca, in cui nell'inverno del 1908 alcune operaie di un'industria newyorkese di camice persero la vita a causa di un incendio mentre erano state chiuse in fabbrica dal padrone sarebbero un falso storico. La celebrazione della giornata internazionale della donna risalirebbe, infatti, al febbraio 1909 su iniziativa del Partito socialista americano. L'anno seguente, nel 1910, l'iniziativa venne raccolta da Clara Zetkin a Copenaghen durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste.

I singoli Paesi scelsero giorni diversi per la celebrazione fino al 1921, quando durante la Seconda conferenza delle donne comuniste a Mosca venne confermata come unica data per le celebrazioni l’8 marzo in ricordo della manifestazione contro lo zarismo delle donne di San Pietroburgo nel 1917. La scelta della mimosa risalirebbe invece alla prima celebrazione in Italia nel 1946 quando le organizzatrici delle celebrazioni romane alla ricerca di un fiore di stagione e che costasse poco scelsero la mimosa, un fiore facilmente riconoscibile e che fiorisce ovunque. Il suo aspetto fragile aveva nel suo significato originario l’emblema del passaggio dal buio alla luce simbolo dunque di rinascita e di vittoria.


Virgo, vidua et mater, cioè “vergine, vedova e madre”. Questi i soli ruoli femminili che nella storia sono stati reputati degni di rispetto e che purtroppo ancora resistono in moltissime aree, relegando le donne in una condizione subalterna. Gesù, riferimento per tutti i cristiani, fu invece un “rivoluzionario” con il suo comportamento e modo d’agire verso le donne, all'interno di una società culturalmente chiusa. Sin dalle prime battute nel Nuovo Testamento alle donne viene dato un posto di equità e importanza pari agli uomini. Questa nuova posizione viene illustrata nella genealogia di Gesù redatta da Matteo, il quale non menziona solo uomini ma anche tre donne: Tamar, Raab e Ruth. Il fatto poi che Raab fosse una prostituta la dice lunga sulla grazia di Dio e sul Suo non riguardare alla qualità delle persone. Andando avanti con la storia scopriamo che l’angelo Gabriele appare per la prima volta non a Giuseppe o al padre di Maria, ma direttamente a lei. E poi, incontriamo tante altre donne, come la donna samaritana al pozzo, l'adultera, Maria e Marta.


In contesti in cui le donne continuano ad essere ridotte per lo più a corpo da usare, credo che la chiesa (e ogni singolo credente) possa fare molto, cominciando dal semplice gesto di ringraziare Dio per ogni donna, nonna, mamma o figlia, moglie, vedova o nubile, servente e credente, impegnata o meno nell'opera. Non ci sarebbe chiesa senza le donne! A questo elemento occorre aggiungere la necessità di offrire rispetto, considerazione e coinvolgimento, fin dentro le mura domestiche. Ogni donna è un fiore prezioso. Il Talmud ci insegna che "la donna è uscita dalla costola dell'uomo, non dai suoi piedi perché debba essere pestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale, un po' più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere amata". Cosa sarebbe l'uomo senza la donna? Non potrebbe essere, perché la vita procede dalla donna. Senza le donne "il mondo sarebbe sterile: portano la vita e ci trasmettono la capacità di vedere oltre, capire il mondo con occhi diversi, un cuore più creativo, paziente e tenero".

Quest'anno i nostri occhi sono tristemente pieni dei volti delle donne ucraine, madri con i loro figli, e figlie con i loro genitori anziani che hanno varcato e stanno varcando il confine per portarli in salvo dalla guerra, così come di quelle, di ogni età, rimaste a difendere la loro casa. E alle donne russe che continuano a scendere in piazza a rischio della loro vita. Tutte donne che mostrano una forza straordinaria. Insieme a loro come non ricordare quelle che ogni giorno attraversano il Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna. Ed ancora, nell'Afghanistan abbandonato e già dimenticato, a quelle figlie e sorelle che hanno il coraggio di sollevare il burka per far sentire la loro voce, a chi si mostra sordo ai più basilari diritti civili. Infine un omaggio a quelle donne "ragazzine" che conosciamo come spose bambine, piuttosto che prostitute bambine o schiave del sesso solo per essere nate in un Paese diverso dal nostro. Eppure qui da nonne le donne continuano a morire, a soffrire e patire per un amore tossico. Un'altra sfida (o grido d'aiuto) che come chiesa non possiamo ignorare. Possa Dio ricordarsi delle lacrime di ogni donna e aiutare noi tutti ad asciugarle.

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