«Mente sana in corpo sano» è una notissima sentenza, tratta da un verso del poeta romano Giovenale, e divenuta un motto diffuso in appoggio a teorie diverse: l’esercizio fisico è condizione indispensabile per l’efficienza della facoltà spirituale; l’igiene mentale dev’essere sempre accompagnata da un’adeguata igiene fisica; non si deve affaticare troppo la mente nello studio a danno della salute fisica.
Il 2020 è stato un anno difficile per tutti a causa della pandemia da Covid-19 che ha originato notevoli disagi e il primo quadrimestre del 2021 ha ricalcato lo stesso complicato andamento. Se si sta provando a dare respiro e rilancio in qualche modo all’economia, l’impatto devastante, che va ogni giorno assestando ulteriori colpi da knock-out, riguarda la nostra parte intima, la salute mentale. Molte delle persone che frequentano le nostre comunità stanno affrontando un’estenuante lotta. Se in alcune fasi ci siamo confrontati un po' tutti con i picchi di contagio, ora stiamo cominciando a respirare la preoccupazione per quanti si trovano a lottare con l’ansia e la depressione che questa situazione ha innescato.
Come conduttori e guide siamo chiamati ad aiutare chi ci sta di fronte e sta lottando con le conseguenze psicologiche causate dalla pandemia, ma nello stesso tempo ad aver cura di noi stessi e a rimanere a galla. Questo non è il momento dei cliché ben conservati o di banali dichiarazioni, del tutto avulse da quello che è invece il quotidiano con il quale ormai ci stiamo confrontando. Occorre riconoscere quando stiamo attraversando il deserto del combattimento e aiutare le persone a riconoscere quando lottano con la salute mentale, discernendo tutto ciò che non riguarda la sfera spirituale. Per questo riprendendo un articolo del Dr. James Scott, propongo alcune linee guida che possono aiutarci ad affrontare al meglio tutto ciò.
Chi è nel ministero, pur se ottimista e pieno di fede, non può in alcun modo minimizzare o trascurare il dolore che le persone stanno attraversando. Molti hanno visto portare via un proprio caro da un’autoambulanza senza poterlo più riabbracciare. Tanti non hanno potuto partecipare al funerale dei propri congiunti. In alcune città, addirittura si è in attesa di sepoltura perché mancano gli spazi. Seppur questi eventi potrebbero rivelarsi terreno fertile per evangelizzare e portare persone a Gesù, c’è da tener in gran riguardo la sofferenza che sta attraversando tanti cuori. Sono profonde ferite. E non possiamo e non dobbiamo negare le difficoltà, le lotte e i dolori che anche un credente può sperimentare e vivere, comportandoci come un elefante in un pollaio pieno di uova.
Se il protrarsi dell’isolamento forzato ci sta fiaccando e lentamente conducendo ad arrenderci ad esso, modificando abitudini e agende, resta scientificamente provato che lo stare insieme favorisce il ritrovare la serenità e la pace. Sarebbe quindi un errore aspettare che tutto torni alla “normalità” passata per riprendere ad avere momenti comunitari e di connessione reale nelle chiese. Quale scelta preferire è onere alto per chi è al timone. Questo fa optare, nella maggior parte dei casi, per delle attività a distanza, anche se un incontro su una delle tante piattaforme della Rete non avrà mai la stessa efficacia di una riunione in presenza. Dove non è possibile fare altrimenti, sforziamoci di continuare ad utilizzarlo per raggiungere coloro che altrimenti sarebbero isolati.
Gli stessi conduttori e leader devono continuare a tener alta la guardia in questo tempo, perché nessuno è immune. Credo che tra le sfide da cogliere ci sia quella di modulare una nuova e più profonda intimità con Dio per ricostruire tutto ciò che è stato smantellato, nel bene e nel male. Non dimentichiamo mai che nessuno è immune da attacchi e scoraggiamenti che questo periodo sta portando, leader inclusi. Anzi maggiore è la responsabilità e maggiore sarà la difficoltà con cui fare i conti.
Penso che tra le caratteristiche di un vero leader non possa mancare la capacità di ammettere quando si ha bisogno di aiuto. Non esitiamo a farlo. Come non va assolutamente trascurato l’incoraggiamento ad ogni persona in chiesa affinché chieda aiuto. Dovremmo fornire loro i mezzi e gli strumenti per farlo, ovvero un percorso d’aiuto, un numero a cui chiamare, la disponibilità ad ascoltare, un vero è proprio punto (team dedicato) all’ascolto. Magari avessimo in ogni comunità dei credenti con esperienze e qualifiche nel trattamento dei problemi riguardanti la salute mentale. In alternativa, andrebbe messo in conto di strutturare dei percorsi dedicati, avvalendosi del supporto e della consulenza di esperti.
Premesso che ogni conduttore, come ogni credente, deve badare alla propria anima, oltre a curare le difficoltà spirituali, mentali ed emotive, ha dinanzi un’altra bella sfida: la cura del corpo. Molti pastori sono visibilmente mancanti quando si tratta della loro forma fisica. Questa mancanza è probabilmente più importante di quanto si pensa. Il Dr. Scott segnala sei motivi per cui la forma fisica è importante per i pastori. So che non si tratta di nulla di nuovo, ma ritengo che di tanto in tanto sia buono ricordarlo, e spero che queste considerazioni siano stimolo per migliorarsi e non vengano percepite come mancanza di sensibilità verso qualcuno.
1. In forma per il ministero.
Molti pastori sostengono che la maggior parte del loro tempo è divorato dal ministero. Lunghe giornate, serate impegnative e chiamate notturne possono lasciare privi di sonno ed esausti. Non sempre è colpa della mancanza di tempo, vi sono anche situazioni in cui si trascorrono ore alla scrivania, tra infinite riunioni e sessioni di consulenza. È, invece, fondamentale avere una buna salute fisica per avere l’energia necessaria per gestire le richieste del ministero a lungo raggio.
2. Per la salute mentale.
Non ci si può prendere cura adeguatamente della salute mentale senza occuparsi opportunamente del benessere fisico. Le attuali ricerche e i progressi nella psichiatria nutrizionale rivelano che ciò che mangiamo può avere un effetto negativo sulla nostra salute mentale e può persino essere la causa principale di alcune malattie. Diversi studi hanno rivelato che l’esercizio fisico può essere maggiormente efficace rispetto all’assunzione di farmaci nel trattamento dello stress, dell’ansia e della depressione. Tre delle cose migliori che un pastore può fare per gestire lo stress del ministero e le pressioni cui è sottoposto sono: mangiare pasti nutrienti (con controllo delle porzioni), fare esercizio fisico regolarmente e dormire adeguatamente.
3. Per essere un buon amministratore.
Dirigere una congregazione significa anche insegnare alle persone a essere buoni amministratori. Il nostro corpo è uno dei più grandi doni che abbiamo ricevuto da Dio. Tutti noi, pastori compresi, dobbiamo essere buoni amministratori del fisico con cui siamo stati benedetti. Uno stile di vita che trascura la forma fisica, che contribuisce a eventuali problemi di salute, non è indice di una buona gestione del corpo.
4. Per la famiglia.
Una delle maggiori preoccupazioni dei pastori è di non permettere che il ministero ostacoli il modo di amare e prendersi cura adeguatamente della propria famiglia. Ma quando ci si esaurisce fisicamente nel ministero - cosa che avviene più rapidamente e frequentemente se manca la cura fisica e la vitalità - si ha meno da portare a casa e spendere per il coniuge e per i figli. Per avere la grinta sia nel ministero, nel matrimonio che nella famiglia è necessario mantenere una buona forma fisica.
5. Come esempio e incoraggiamento.
Molti pastori oggi non sono solo in sovrappeso, ma sono obesi. Questo non a causa sempre di qualche problema di salute, ma perché seguono diete inadeguate ed hanno poca familiarità con il concetto di attività fisica. In questi casi, quando ministrano da un pulpito, risulta molto difficile parlare di amministrazione, autocontrollo o autodisciplina. Il loro modo di prendersi cura di se stessi parla più delle loro esposizioni. Un pastore che mantiene una buona forma fisica può essere un esempio vivente e un incoraggiamento coerente per la sua famiglia e la sua comunità.
6. Ampie opportunità relazionali.
Dedicare del tempo all’attività fisica si rivelerà rigenerante. Fare esercizio può anche essere un modo divertente per trascorrere del tempo con la famiglia e/o concedere alla prole la necessaria attenzione. In altri casi potrebbe favorire il consolidamento di rapporti fraterni, nel caso lo si faccia con qualche credente della chiesa. Mentre sei impegnato per metterti o mantenerti in forma, puoi quindi rafforzare anche delle relazioni in modo più personale.
Senza eccedere all'opposto, allora è il momento di prenderci cura con attenzione di se stessi. Non fuorviamo e non dimentichiamo quelli che ci sono affidati, per la serie “ama il prossimo tuo come te stesso”.
Foto da www.freeimages.com
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