Simon Pietro disse loro: «Io vado a pescare». Essi gli dissero: «Veniamo anche noi con te».
Giovanni 21:3
Quell’incontro aveva cambiato la vita di Simone. Da umile pescatore galileo a seguace del Messia, è chiamato a diventare “pescatore di uomini” (Luca 5:10). Senza esitare, insieme ai soci, Giovanni e Giacomo figli di Zebedeo, tira le barche a terra, molla le reti e lascia ogni cosa per seguirlo. Quello che i suoi occhi vedono apre presto scenari nuovi, il Regno di Dio in mezzo a loro, l’attesa messianica finalmente adempiuta. Tre anni incredibili. Poi il Getsemani, l’arresto di Gesù, il rinnegamento, la crocifissione, e qualcosa inizia a sgretolarsi. La morte sconvolge sempre, scopre tutta la fragilità dell’essere umano, incapace di elaborare e dare senso a quello che succede. Eppure dopo qualche giorno vede la tomba vuota e le apparizioni del Risorto risvegliano l’ardore, anche se qualche timore arriva e lascia segni latenti nel cuore e nella testa. Probabilmente le attese erano altre, le speranza di sollevamento e miglioramento sono rimaste inattese. Se è pur vero che il Maestro insegnava a cercare le cose di lassù, a inseguire un Regno che non era di questo mondo e ad essere pronti a rinunciare a tutto, come non biasimare chi, stando al suo fianco, vedeva il soprannaturale e lo straordinario realizzarsi quotidianamente.
Improvvisamente accade qualcosa di apparentemente strano. L’evangelista ci dice che Simon Pietro decide di tornare a pescare pesce. La scelta del doppio nome, il suo e quello ricevuto dal Maestro, sembra indicare una lotta tra i due, in cui prevale il primo. Perdere il riferimento quotidiano, quel qualcuno che gli indica la via migliore cancella in qualche modo le prospettive su cui avevano camminato insieme. Subentra uno stato di incertezza, quasi di immobilità. Senza di lui le giornate diventano di colpo noiose. Quel desiderio di riabbracciare il Maestro, ma che non si fa vedere. Un gruppo di discepoli è nei pressi del lago di Tiberiade. Sono tornati alle loro famiglie, nel luogo dove Gesù li aveva incontrati. Qualche dubbio bussa, qualche strano pensiero comincia a farsi largo in quelle giornate incolori, senza futuro e senza presente. Allora per non finire preda, occorre reagire. Cosa fare, mentre molti ti guardano e aspettano la tua scelta? Quando tutti vorrebbero far qualcosa, ma nessuno si esprime, è il momento del leader. Le sue parole spezzano il vociare silenzioso della mente di ognuno, sono lame che tagliano il sipario e riportano tutti sulla scena della vita: “Io vado a pescare”. Sì, mi sono arrovellato a lungo, ma senza soluzione. So che dovrei fare qualcosa, ma mi mancano chiare indicazioni. Poi in fin dei conti, chi sono io rispetto a costoro?
Di colpo, Pietro si alza, apre la porta e torna alle reti. Dei presenti nessuno lo trattiene, nessuno domanda spiegazioni, ma un coro si leva di colpo all’unisono: “Veniamo anche noi con te”. L’iniziativa trova l’approvazione del gruppo. O forse temevano di perdere anche Pietro? Forse. In realtà, quando tutto tace, allo scorrere del tempo la caparbietà di qualcuno può essere l’ancella dell’intervento divino. Continuare a porsi domande non conduce da nessuna parte. Guardare l’orizzonte dalla finestra non lo avvicina. Quella notte non pescarono nulla, ma poco importava loro. Chi va per mare sa che ci sono giornate no. Era importante essere tornati in barca, aver trovato la forza di reagire, di rompere l’attesa. Quella pesca è un ritorno al passato, come se Gesù fosse una parentesi ormai da chiudere. La realtà è che la comunità nascente si stava già sfaldando, dietro un leader non ancora “carismatico”. Ma quella decisione li porterà alla svolta, nonostante quella notte si rivelerà fallimentare. Gesù sapeva dove trovarli e va incontro al loro nulla, suggerendo di gettare le reti sul lato destra per una pesca miracolosa. Per Pietro sarà un giorno indimenticabile.
Ti senti stanco, sfiduciato, perché hai lavorato tanto, sudato e versato lacrime per raccogliere niente o poco. Non sei solo. Tutti programmiamo, progettiamo e poi per raccogliamo briciole, toccando con mano i nostri limiti. Così arriva la stanchezza, e non abbiamo voglia di chiacchierare con nessuno. Torniamo delusi alle nostre reti di un tempo. Mentre ci sentiamo cosi, arriva Gesù nei panni di un viandante e tutto si riaccende: «Simone di Giona, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo Signore, tu lo sai che io ti amo» (v. 15). Sia questo devotional il tuo viandante oggi.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 42
14 ottobre Isaia 45-46; 1 Tessalonicesi 3
15 ottobre Isaia 47-49; 1 Tessalonicesi 4
16 ottobre Isaia 50-52; 1 Tessalonicesi 5
17 ottobre Isaia 53-55; 2 Tessalonicesi 1
18 ottobre Isaia 56-58; 2 Tessalonicesi 2
19 ottobre Isaia 59-61; 2 Tessalonicesi 3
20 ottobre Isaia 62-64; 1 Timoteo 1
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