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Immagine del redattoreElpidio Pezzella

Dimorare assieme

Ecco, quanto è buono e quanto è piacevole, che i fratelli dimorino assieme nell’unità!

Salmi 133:1

Tra le attività diventate più difficili ultimamente c’è sicuramente lo stare assieme, che la Scrittura dichiara “buono e piacevole”, in quello che è uno dei Salmi delle ascensioni, posto verso la conclusione del cammino del pellegrino verso Gerusalemme, ove ritrovandosi tra fratelli scopre la bellezza della fraternità. La vicinanza dell’altro nel cammino che lo porta al tempio è significativa esperienza di vita comune. Nel momento in cui giunge alla meta il pellegrino esplode in una lode e allarga lo sguardo davanti a Dio, includendo e abbracciando chi lo circonda. L’uomo è creatura di relazione, necessita di una comunità. Infatti, l’uomo solitario, scomunicato, isolato è un maledetto. Per questo Dio si adopera affinché abbia una famiglia (Salmi 68:6). Ecco che riconoscere Dio come padre si radica nell’esperienza dell’unità, dell’altro diverso e distante ma comunque parte integrante di un cammino comune, della stessa famiglia. Come non volgere la mente alla preghiera del “Padre nostro” insegnata dal Maestro e all’esempio di servizio lasciato nel lavare i piedi ai discepoli? Lamentiamo spesso questa carenza di unità, evocando la preghiera sacerdotale di Gesù, ma senza mai approfondire veramente cosa la impedisce e quali le nostre responsabilità a suo riguardo.


Di certo dovrebbe essere più semplice parlare dell’unità che si realizza nel luogo di adorazione e celebrazione di Dio, dove giungendo da posti diversi, si condivide lo stesso scopo riscoprendo ogni volta la preziosità della comunione fraterna. Per dimostrarne o quantificarne la bellezza e la bontà, Davide ne parla come dell’effetto della rugiada e dell’uso dell’olio profumato, qualcosa di talmente caro che per essa siamo disposti a rinunciare ad altro. La comunione fraterna va considerata come un profumo, capace di lasciare una traccia emotiva nelle sensazioni olfattive, che testimonia la presenza di Dio nell’altro. L’olio profumato, usato per la consacrazioni degli arredi sacerdotali (Esodo 30:22-38), versato sul capo di Aronne richiama la forza e la santità di Dio effuse con abbondanza, perché dal capo, bagna il viso e la barba, cola su tutto il corpo fino all’orlo dei vestimenti. La comunione fraterna è come questo olio prezioso, preparato da Mosè per Aaronne, da Gesù per tutti i credenti. Una comunione che dall’alto scende verso il basso, riguardando l’intero nostro essere spirituale, ma iniziando dalla testa: Gesù capo e compitore della nostra fede (Ebrei 12:2). L’olio era anche un medicamento al punto da essere divenuto mezzo simbolico per le preghiere di guarigione. Poi abbiamo la rugiada, che in modo invisibile, nutre silenziosamente e teneramente il terreno. È la rugiada dell’Hermon che in tutta la sua imponenza rappresenta la protezione e la fortezza che Dio è per il suo popolo. Da qui proviene quella fresca aria umida che continua a rendere fertile le terre del monte Sion. La comunione fraterna è quindi rigenerativa e guaritrice!?


Purtroppo stiamo facendo i conti con un problema che ha impattato tremendamente la nostra vita sociale con conseguenze immediate anche nella dimensione ecclesiale. La scorsa estate si respirava un illusorio ritorno alla "normalità", ma ben presto ci siamo ritrovati a fare i conti con un problema che non si è ancora dileguato. Una serie di provvedimenti ci hanno fatto familiarizzare con sospensioni e diradamenti delle riunioni, fino a calarci in una comunità a distanza. Il luogo della preghiera, dove i credenti si raccolgono per vivere la comunione fraterna e condividere la Parola di Dio, è stato trasformato in un’area con tante zone di microisolamento: posti separati e percorsi alternativi. La comunità cristiana è stata svuotata così delle sue peculiarità di accoglienza, condivisione e fraternità, e raggiungerla quasi non dona più la gioia del pellegrino che saliva al tempio. Sento pensieri del tipo: “pur comprendendo lo spirito delle precauzioni, che senso ha andare in chiesa e non potersi salutare, sedersi ma tutti come dei lebbrosi, perché non si sa mai…” Non ragionare così! Indubbiamente, la salute prima di ogni cosa. Proclamiamo responsabilità e attenzione dai pulpiti. Dio resta sovrano e nulla dovrebbe impedirci di testimoniare la fede biblica. Senza timore di essere frainteso, voglio gridare a molti, a quelli più sensibili: “Non abbandonate la comune adunanza”. Anche se non potremmo riunirci insieme, anche se i locali dovessero essere chiusi, non abbandoniamo la nostra chiesa: “Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è colui che ha fatto le promesse. Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all'amore e alle buone opere, non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno” (Ebrei 10:23-25).



Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 13

22 marzo Giosuè 10-12; Luca 1:39-56

23 marzo Giosuè 13-15; Luca 1:57-80

24 marzo Giosuè 16-18; Luca 2:1-24

25 marzo Giosuè 19-21; Luca 2:25-52

26 marzo Giosuè 22-24; Luca 3

27 marzo Giudici 1-3; Luca 4:1-30

28 marzo Giudici 4-6; Luca 4:31-44


 

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Foto di Gioele Pezzella



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