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Guardare lontano

  • Immagine del redattore: Elpidio Pezzella
    Elpidio Pezzella
  • 13 apr
  • Tempo di lettura: 3 min

E chiunque non porta la sua croce e mi segue, non può essere mio discepolo.

Luca 14:27


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Ha guardato lontano il maestro Gesù nello scegliere i discepoli e nel dedicar loro il tempo e le cure necessarie a formarli e prepararli al compito di continuare dopo e senza di Lui. Sono strenuo sostenitore del discepolato e le mie pubblicazioni lo testimoniano. Infatti, sono profondamente convinto che ogni credente prima o poi deve decidere se essere un discepolo, facendosi carico della croce e disponendosi a delle rinunce (Luca 14:26-27). Non si tratta di un titolo, acquisibile alla nascita spirituale (battesimo) o durante il cammino, ma di un ruolo da ricoprire con volontà, desiderio e impegno nel tempo. Per essere discepolo, innanzitutto, occorre avere un maestro, una figura di riferimento e di costante ispirazione. Più è “grande” il maestro e più il discepolo avrà possibilità di crescere. Allo stesso modo, chi sceglie un maestro “piccolo” rimarrà a sua volta tale: “Nessun discepolo è da più del suo maestro, anzi ogni discepolo ben addestrato sarà come il suo maestro” (Luca 6:40). Seguire Cristo vuol dire quindi porsi nella sequela di un suo fedele testimone. Se l’apostolo Paolo poteva presentare se stesso come modello, oggi risulta sembra più difficile porsi nell’ombra di “maestri” esemplari. Temo purtroppo che non siano pochi quelli che si inoltrano nel sentiero del discepolato nutrendo ambizioni personali, motivati forse dalla frustrazione familiare o lavorativa, oppure dal bisogno di affermazione o qualificazione nel contesto ecclesiale di appartenenza.

 

Paolo fu al seguito di Barnaba, suo mentore nella Via, pur avendo trascorso anni ai piedi di Gamaliele, prima di ergersi ad esempio per tanti, oltre che per i Corinzi: «Voi stessi infatti sapete in qual modo dovete imitarci, perché non ci siamo comportati disordinatamente fra di voi» (2Tessalonicesi 3:7); «Siate miei imitatori, fratelli, e considerate coloro che camminano così, secondo l'esempio che avete in noi» (Filippesi 3:17). Come un figlio è il “prodotto” di un genitore, così il discepolo rispecchia il maestro. Nessun aspirante discepolo può fare da solo, perché da soli non si va da nessuna parte. In questa ottica potrebbe avere una sua ragione l’invio a due a due nella prima missione cristiana. Nonostante tornarono festanti e trionfanti, molti decisero di mollare quando il cammino diventò più duro. Al ristretto numero dei rimasti, Gesù chiese se volessero anche loro andare via (Giovanni 6:67). La vita riserva momenti difficili, bivi e circostanze che richiedono una scelta e, non sempre è facile scegliere di essere dalla parte del Signore. Il discepolo è colui in grado di fare rinunce e prendere in spalla la croce del suo Signore, nonostante tutto. Paolo spiega ai Corinti quale deve essere il criterio delle proprie scelte: non il tornaconto o il comodo personale, bensì ogni atteggiamento deve essere finalizzato alla “gloria di Dio” (1Corinzi 10:31). Nello stesso tempo la ricerca del bene spirituale altrui, impone di evitare, con cura, di essere di inciampo o di scandalo per chiunque.


Per ottemperare all’imperativo finale di Gesù: «Fate discepoli!» (Matteo 28:19), la Gloria di Dio e il benessere spirituale altrui dovrebbero restare gli unici obiettivi per i credenti di ogni generazione, e quindi anche per noi. Gesù guardava a noi e dopo di noi, quando raccomandava di fare discepoli. Lo stesso fece l’apostolo Paolo (2 Timoteo 2:2). Resto dell’idea che il discepolato non è un titolo o un attestato, ma il corso di una vita vissuta nella sequela di Cristo, che va trasferito ad altri come in un sistema di vasi comunicanti. Siamo tutti invitati a credere in Gesù, ma soltanto una piccola parte sceglie di portare la croce e seguirLo; solo chi si dispone ad essere preparato manifesta la volontà di una crescita spirituale. Purtroppo ci sono situazioni in cui non c’è un percorso chiaro, e i credenti restano al margine, senza maturare esperienza o nell’incertezza di cosa fare. Allo stesso tempo, però, ritengo che se si ostina a relegare un aspirante discepolo ad essere utente spettatore di lezioni e seminari, senza incoraggiarlo e/o a metterlo in condizione di esercitare un servizio, nel tempo questi andrà spegnendosi. Auspico che si ergano ai nostri giorni esempi capaci di stimolare i più giovani a dare il meglio di sé, sempre! Ed io voglio sforzarmi ad esserlo.

 



Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 16

14 aprile 1Samuele 25-26; Luca 12:32-59

15 aprile 1Samuele 27-29; Luca 13:1-22

16 aprile 1Samuele 30-31; Luca 13:23-35

17 aprile 2Samuele 1-2; Luca 14:1-24

18 aprile 2Samuele 3-5; Luca 14:25-35

19 aprile 2Samuele 6-8; Luca 15:1-10

20 aprile 2Samuele 9-11; Luca 15:11-32


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IL MIO IMPEGNO

Per rispondere all’aspirazione e al desiderio di tanti onesti credenti di trafficare i talenti ricevuti, mi sono impegnato a formare uomini e donne fedeli per “un servizio che serve”, seguendo l’invito di Gesù (Mt 20:26-27). Il materiale proposto vuole offrire occasioni di formazione e crescita personale non da paventare ad altri, ma una condivisione per crescere assieme, lontani da polemiche, accuse e ogni forma di giudizio volto a alimentare dissidi e contese inutili. Io ci provo! 

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