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Immagine del redattoreElpidio Pezzella

Ragazzi, di cosa avete bisogno?

Aggiornamento: 2 nov 2023

E tre, quattro... Non conosce fine la sanguinosa scia di violenza generata da amori malati. In questo mese è la terza volta che mi ritrovo ad assemblare pensieri in parole per cercare un senso alla ignominiosa brutalità che tra mura domestiche e cerchie di relazioni familiari non ha tregua, alimentando il desiderio inconscio di fuga dalla realtà. Dopo Giulia e il suo bambino a Senago (MI), dopo Maria e Luigi a Sant’Antimo (NA), ecco Maria Michelle, diciasettenne del quartiere di Primavalle a Roma. Come Giulia, Mishi (come la chiamavano le amiche) è finita uccisa a coltellate da un amico coetaneo invaghito di lei.

Quello che ne è seguito nelle prime ore del pomeriggio di mercoledì 28 giugno è surreale, raccapricciante. Pensare di avvolgere il cadavere di Michelle in una coperta e infilarlo in un bustone nero dell’immondizia, prendere il carrello del supermercato vicino, e, dopo averla trascinata per le scale, caricarla e andarla a depositare nei pressi dei cassonetti con tutto il carrello, lasciandosi alle spalle una chiara scia di sangue e riferendo a chi lo ha incrociato che si trattava di pesce… non trovo l’aggettivo: Assurdo? Folle? Infernale? L’età impone di non trattarlo come un assassino, ma di cercare di capire cosa sia avvenuto in lui. Mentre ci interroghiamo come mai nessuno si sia accorto del suo disagio, abbiamo il dovere di recuperarlo, anche se qualcuno potrebbe dissentire.


Non intendo relegare questo fatto di cronaca alla borgata popolare, unicamente al difficile e complicato contesto sociale di appartenenza, perché finirei per ghettizzare alcuni, mentre la realtà riguarda il paese, il mondo, intere generazioni. Si respira ovunque un malessere profondo, un’incertezza del domani, probabilmente frutti anche di relazioni non più umane, ma soltanto virtuali, al massimo di contatti a distanza. Nel caso di Michelle la separazione dei genitori l’aveva privata affettivamente lasciando profonde ferite. Di certo è che troppi giovani sono dopati dai Social. Almeno questo traspare dai profili social del ragazzo che esibisce assieme agli amici mazzi di banconote, Rolex, alcolici, avvolti dal fumo e con il sottofondo di brani che inneggiano alla violenza. Un trapper con un seguito di 13mila follower.


Poi in un batter d'occhio dai video social si è passato ad altro: dalla finzione alla realtà. Un rifiuto della ragazza ha scatenato il mostro dormiente. Il timore purtroppo è che siamo circondati da mostri, che non conoscono età e amicizia. Michelle e il suo assassino hanno appena diciassette anni, troppo pochi per pensare all’amore della vita, a progettare un futuro. Questa è l’età della formazione personale, il tempo della maturità scolastica, i giorni del piacere, proprio come suggeriva l’Ecclesiaste: “Rallègrati pure, o giovane, durante la tua adolescenza, e gioisca pure il tuo cuore durante i giorni della tua giovinezza; cammina pure nelle vie dove ti conduce il cuore e seguendo gli sguardi dei tuoi occhi; ma sappi che, per tutte queste cose, Dio ti chiamerà in giudizio!” (12:1, NR). Adolescenti, giovani, non mettete Dio fuori dalla vostra vita!


Dopo quel punto esclamativo avevo chiuso i miei pensieri, quando mi giunge un’altra drammatica notizia: proprio in una delle piazze principali della cittadina ove è ubicata la chiesa che pasturo, Casal di Principe, ieri notte un giovane, Giuseppe Turco (18 anni) di Villa Literno, è stato accoltellato ed è morto. All’origine della lite una ragazza… l’onore da difendere!? Com’è possibile che non siamo in grado di dialogare, discutere, ed anche litigare senza trascendere o perdere il controllo? Non esistono ragazzi cattivi. Continuo a pensarlo, ma non si può uscire di casa con un coltello in tasca. Un attimo di “follia” mette fine a un’esistenza, gettando nell'abisso dello sgomento una famiglia, marchia un’altra giovane vita, trascinando nella voragine della vergogna i propri cari… Nessuno ne esce indenne! Neanche la ragazza contesa, poverina.


Mentre nell’immediato ci costerniamo e ci stringiamo alle famiglie, sia della vittime che dei colpevoli, dobbiamo interrogarci e correre ai ripari, visto che l'età dei soggetti coinvolti si va progressivamente abbassando. Questi e i tanti altri episodi di cronaca, tra cui l’uccisione di Friederick, il clochard di Pomigliano (NA), sono la punta dell’iceberg di un fenomeno ormai fuori controllo che richiede un intervento congiunto di forze dell’ordine, magistratura e istituzioni. E la chiesa è un’istituzione che deve scendere in campo. Perciò dal mio piccolo pulpito alzo la mia voce nella speranza che qualcuno mi oda: “Ragazzi, di cosa avete bisogno? Giovani, aiutateci a capire in cosa abbiamo sbagliato. Sono certo che se la vostra vita si aprisse a Cristo, qualcosa potrebbe cambiare e molto assumere una prospettiva nuova. Deponete le armi, tendete la mano in segno di riconciliazione, perché chi perde vince, e chi pensa di aver vinto ha perso”.

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1 Comment


alessandra
Jun 30, 2023

Ragazzi di cosa avete bisogno?


Di un papà e di una mamma,la cui integrità ci doni sicurezza, dei loro rimproveri, di una mano che ci accompagni e di un'altra che ci trattiene. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi,ci ascolti, che stabilisca connessioni positive,che ci incoraggi e non derida le nostre idee strane.


Purtroppo la nostra società è distratta, e sta fallendo. Il ruolo genitoriale ha perso la sua importanza, la società sovrasta e questo è il risultato.


Il mio parere è che se mio figlio si sveglia un mattino con un coltello in tasca e ammazza un suo coetaneo vuol dire solo una cosa che HO FALLITO!

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