«Sforzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità».
2 Timoteo 2:15

Nell’inviare i settanta in missione, Gesù disse loro: “Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi” (Luca 10:3), preparandoli a dover fronteggiare, prima o poi, la forza dei lupi che sono nel mondo. Ciò che invece coglie impreparati molti ai nostri giorni è il dover fare i conti con lupi che si intrufolano direttamente negli ovili, travestiti da pecore, ma anche con alcune pecore che si comportano da lupi. Se al fiorire di realtà ecclesiali, dinamiche ma leggere, frizzanti ma superficiali, più propense all’ammodernamento liturgico che ai contenuti teologici ci siamo ormai assuefatti, ben altra cosa sono l’apostasia e i falsi insegnamenti. Nel vasto oceano ecclesiale, navighiamo tra barconi di “menzogne” spacciate per oro biblico e che in qualche modo stanno inquinando le acque e intossicando trasversalmente la cristianità. Credo ormai non si tratti solo di un cambiamento di linguaggio e di stile, ma di una tempesta che spinge alla ricerca di un diversivo, di celebrazioni che coinvolgono oltre che emotivamente anche corporalmente. Senza voler giudicare alcuno, resto perplesso dinanzi al dilagante compromesso di accomodare il credere e abbassare i livelli di etica e morale pur di accogliere gente nei locali. Così come sono preoccupato per la diffusione di insegnamenti scritturali manipolati ad arte e senza vergogna alcuna.
Non ci è dato di estirpare la zizzania (Matteo 13:25-40). Sarà il tempo a rivelarla. Ugualmente il tempo consentirà di assaporare i frutti di ciascun albero. Perciò impariamo a riconoscere i frutti e a discernere quei contenuti proposti come rivelazione divina senza lasciarci ingannare dall’apparenza (1Samuele 16:7). Personalmente desidero ogni giorno fare un bagno di umiltà; lo spiego. La parola “umiltà”, come “uomo”, è da ricondursi alla terra (dal latino humus); pertanto è umile colui il quale proviene dalla terra, ossia sta in basso. L’umile, cioè colui che non giudica, non critica, non si vanta, non disprezza, non si esalta, non cerca la propria gloria, è un soggetto in via d’estinzione, ormai quasi introvabile. Eppure nel racconto della natività del vangelo di Luca la lieta notizia è data in primis ai modesti pastori, a dirci che Dio cerca e si rivela agli umili, i quali sono invitati ai piedi del Cristo. Corriamo quotidianamente il rischio di lasciarci trascinare da una società che non sa più guardare al cuore, da un contesto con scarse virtù morali. Di riflesso il credente inizia a fuggire dagli insegnamenti e dai precetti biblici, perché li ritiene scomodi, non utili alle proprie misere esigenze. L’arduo compito della predicazione biblica resta il primo strumento di salvaguardia del benessere spirituale generale. Se è difficile raggiungere il bisogno del singolo e accompagnarlo a superarlo, ancora più difficile è l’espletamento del governo necessario per il consolidamento dell’opera.
Solo chi è vocato al ministero sa quanto stia diventando complicato restare al timone di una comunità, sradicare e abbattere e, nello stesso tempo, seminare e costruire. Ancor di più lo è difendere e custodire da chi dovrebbe essere alleato ed invece si rivela nemico. Solo chi è in prima linea conosce questi momenti in cui le motivazioni vanno affievolendosi, la passione langue e il cuore vacilla. Ma come fu per Geremia, proprio allora si avverte come un fuoco ardente che ci ravviva e ci consente di continuare. Impariamo ad aprire la porta del nostro cuore, e quindi ad offrire uno spicchio della nostra fiducia a chi si sforza di tagliare rettamente la parola della verità, senza mai rincorrere interessi e vantaggi personali. Chi invece entra dalla finestra, forzando la volontà, violentando la sensibilità o abusando dell’ingenuità, è ladro e mercenario (Giovanni 10:1). Ricordiamolo! Non lasciamoci attrarre dagli effetti speciali, né ammaliare dal successo e la gloria dei numeri nei Social, ma ricerchiamo unicamente la parola predicata senza alcun compromesso. La felicità non consiste nel salire sopra gli altri, ma nel servire chi ha bisogno, come ha fatto il Maestro Gesù: per essere grandi bisogna prima di tutto essere e diventare piccoli. Il nostro fine resta predicare il sano evangelo, affinché le persone giungano a salvezza ed entrino nel regno di Dio. Tutto ciò che conduce in altra direzione è consigliabile evitare. Ecco il senso dell’esortazione rivolta a Timoteo. Signore, aiutaci a tagliare rettamente la Tua parola.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 11
10 marzo Deuteronomio 10-12; Marco 12:1-27
11 marzo Deuteronomio 13-15; Marco 12:28-44
12 marzo Deuteronomio 16-18; Marco 13:1-20
13 marzo Deuteronomio 19-21; Marco 13:21-37
14 marzo Deuteronomio 22-24; Marco 14:1-26
15 marzo Deuteronomio 25-27; Marco 14:27-53
16 marzo Deuteronomio 28-29; Marco 14:54-72
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