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Immagine del redattoreElpidio Pezzella

Il mio onomastico

L’onomastico è la ricorrenza in cui nella chiesa cattolica e ortodossa si celebra il santo o il beato del giorno secondo il Calendario liturgico. Le persone con nomi adespoti, cioè non coincidenti con quello di nessun santo, possono festeggiare il proprio onomastico in occasione della festa di Tutti i Santi, 1° novembre. Questa tradizione di festeggiare tutte le persone omonime del santo, particolarmente sentita nell’Italia meridionale, risulterebbe essersi diffusa dal Medioevo. Forse una forma di auspicio a seguire le orme del santo o un’estensione della santità del patrono ai suoi omonimi? Infatti, il termine dal greco "onomastikòs" «atto a denominare, relativo al nome», deriva dal verbo "onomàzo" «denominare», da cui l’associazione al portatore “santificato” o distintosi per la sua religiosità.

Quelli avvezzi con i "santi" sapranno quando ricorre la celebrazione di sant’Elpidio (2 settembre), e non pochi gli amici "non evangelici" che ogni volta hanno il pensiero di augurarmi "buon onomastico". In verità le informazioni sul "mio" santo del calendario però sono confuse. Pietro da Natalibus lo identifica con un eremita originario della Cappadocia e venuto in Italia dove sarebbe morto. Lo scrittore Palladio lo ricorda come un eremita, vissuto presso Gerico per molti anni in una spelonca. Altri pensano che si tratti del diacono di San Basilio o dell’Elpidio ricordato nella vita di S. Carotone. Il suo culto è particolarmente vivo nel Piceno, dove diverse città portano il suo nome, ma alcuni comuni campani fanno riferimento a un Elpidio che nel dialetto diventa "Arpino" (Erpidio, Erpino, Arpino). Il sant’Elpidio, patrono del mio paese di origine, ha origini africane, vescovo ed è celebrato il 24 maggio. Quindi un altro. Ho scoperto allora nell'enciclopedia dei santi che sant'Elpidio di Atella è celebrato il 1° settembre dal Martirologio Romano, il cui latercolo riepiloga una non antica leggenda secondo la quale Elpidio fu uno dei dodici vescovi africani che, durante la persecuzione vandalica del V sec. o durante quella ariana del IV, dopo vari tormenti furono caricati su di una vecchia nave senza remi e senza vele perché morissero in mare. Ma la nave non affondò e, spinta da correnti favorevoli, raggiunse la Campania. Quindi quello campano è persona diversa da quello marchigiano.


Sul sito della proloco locale si legge tra l'altro che: "nasce molto probabilmente a cavallo fra il 388 ed il 395 d.C. Di famiglia illustre, il Santo aveva un fratello di nome Canione ed un nipote di nome Elpicio, entrambi divenuti sacerdoti. Il nome Elpidio deriva del termine greco “elpis” che significa speranza, per cui Elpidio significa “colui che spera in Dio”. Divenuto sacerdote, Elpidio fu consacrato vescovo a 30 anni, nel 420 circa. Intorno al 432 diviene vescovo di Atella. Rimane vescovo di Atella per circa 22 anni. La data della sua morte è da collocarsi fra il 452 ed il 457. Il corpo è stato conservato nella chiesa di Atella (da lui edificata nel posto ove ora sorge il palazzo Ducale) fino al ‘787 . In quell’anno a seguito delle incursioni dei Longobardi, alcuni atellani per paura che le reliquie del Santo fossero rubate le trasportarono nella città di Salerno, ove attualmente continuano ad essere custodite nel Duomo della città".


Personalmente mi rallegrano le origini africane (in tempi di migrazioni significano molto) e mi sono sempre ispirato all’etimologia del nome riconducibile al greco "speranza". Per quanto riguarda il portare il nome di un santo (secondo la Chiesa cattolica) credo che la santità di qualcuno non si trasferisce ad altri come un’eredità, tanto più attraverso un nome, nonostante l’atto di devozione. Le ricorrenze proposte dal calendario per me, credente evangelico, non accompagnano alcuna cammino liturgico, anche se in alcune circostanze possono essere occasione di preghiera e ringraziamento a Dio. Inoltre non accetto alcuna forma di venerazione da tributare a defunti elevati dai vivi agli onori degli altari. Come cristiano trinitario tributo il mio culto esclusivamente a Dio, nella persona del padre, del figlio Gesù e dello Spirito. Desidero personalmente alimentare la mia vita dei precetti biblici non solo il 24 maggio, l’1 o il 2 settembre, ma tutto l’anno. Il nome, che porto e che devo innanzitutto al mio nonno paterno, mi identifica e mi accompagna ogni giorno dell’anno. Sono Elpidio sempre e comunque, per tutti.



 

Foto di Eylem Culculoglu, www.freeimages.com


Fonti

http://www.prolocosantarpino.it/il_santo_patrono.html


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