Costruisci il tuo altare
- Elpidio Pezzella
- 4 mag
- Tempo di lettura: 4 min
Allora l’Eterno apparve ad Abramo e disse: «Io darò questo paese alla tua discendenza». Allora Abramo vi costruì un altare all’Eterno che gli era apparso. Di là si spostò verso la montagna a est di Bethel, e piantò le sue tende, avendo Bethel a ovest e Ai a est; e là costruì un altare all’Eterno e invocò il nome dell’Eterno.
Genesi 12:7-8

Nella Bibbia abbiamo oltre quattrocento riferimenti agli altari, strutture su cui vengono fatti sacrifici. Anche se l’idea era presente quando Caino e Abele portarono i loro doni al Signore (Genesi 4:3-4), la parola è usata per la prima volta quando Noè uscì dall’arca e costruì un altare al Signore (Genesi 8:20). L’altare è un luogo di incontro tra Dio e l’umanità, e si è evoluto nel tempo da semplice struttura in pietra ad elaborata costruzione nel Tempio. Storie bibliche come il sacrificio di Isacco, Elia sul Monte Carmelo, Giacobbe a Bethel e Gesù che ribalta i tavoli nel Tempio illustrano i temi della fede, dell’obbedienza, dell’incontro divino e della vera adorazione. Gesù, unico mediatore tra Dio e l’umanità, ha spostato l’attenzione dagli altari di pietra al culto spirituale; applicato alla vita quotidiana, siamo invitati a creare spazi per la preghiera, considerare i nostri cuori come offerte e riconoscendo i momenti quotidiani come opportunità di incontro con Dio. Gli altari possono essere visti come metafore per la vita spirituale di un credente.
Ogni volta che Abramo ergeva la sua tenda, costruiva un altare per offrire sacrifici e adorare Dio mattina e sera. Quando si spostava, l’altare rimaneva e chi passava lì sapeva che Abramo aveva soggiornato in quel posto. Abramo, dopo aver lasciato tutto, con sua moglie e suo nipote Lot raggiunse la città di Sichem in Canaan. Lì il Signore gli apparve e gli promise quella terra. In quel luogo Abramo costruì il primo altare, quello della scelta, dato che a Sichem scelse di credere in Dio. Dopo Sichem, Abramo si diresse a Bethel, dove costruì il secondo altare, ed è scritto che in quel luogo invocò il nome del Signore. Bethel significa “casa di Dio”, perciò, il secondo altare ci parla della preghiera: un’arma potente a nostra disposizione, attraverso la quale possiamo relazionarci con il Signore. Quando preghiamo con fede, Dio si rivela, si fa conoscere. A volte ci relazioniamo con Lui come se fossimo al fast food, pretendendo velocità nell’ascoltare e rispondere.
Abramo e Sara non potevano avere figli, forse per questo quando Dio gli chiese di lasciare il suo paese, decise di portare con sé il nipote Lot, allevato e cresciuto come un figlio. Ad un certo punto i pastori di Lot e quelli dello zio litigano, e il nipote preferisce separarsi per piantare le sue tende fino a Sodoma. Dopo questa separazione, Dio parla ad Abramo e gli promette un paese e una discendenza numerosa come la polvere della terra. A Hebron, Abramo costruisce un altare al Signore, l’altare della promessa, che è una testimonianza per tutti quelli che hanno scelto di seguire il Signore e hanno fatto delle loro vite una casa di Dio, dove la preghiera regna. L’adempimento della promessa è il culmine di un percorso iniziato con la chiamata divina, e che ha superato nel tempo circostanze sfavorevoli, a volte vere e proprie battaglie. Tieni viva la tua fiamma sull’altare delle promesse, perché ciò che Dio ha detto, lo farà. Spera contro speranza! (Romani 4:18).
L’ultimo altare è quello del sacrificio sul monte Moria, il più difficile da costruire (Genesi 22). Moria significa “ordine di Dio”. Abramo si alza di buon mattino e fa tutto quanto Dio gli aveva ordinato per sacrificare Isacco. Una volta costruito l’altare, deposta la legna, è pronto ad offrire l’unico figlio che aveva, quando l’angelo del Signore lo ferma. Abramo aveva mostrato la sua profonda fedeltà e lealtà a Dio. Oggi costruiamo l’altare della scelta quando scegliamo Gesù come Salvatore; edifichiamo l’altare della preghiera quando la preghiera diviene il nostro stile di vita; innalziamo l’altare della promessa quando dimoriamo in fede nonostante le circostanze avverse; eleviamo l’altare del sacrificio quando ubbidiamo fino in fondo all’ordine di Dio. Nel tuo cuore hai un trono. Se decidi di farvi accomodare Gesù, stai mettendo la prima pietra sull’altare del sacrificio. La conseguenza sarà che il tuo corpo sarà presentato a lui come sacrificio vivente, santo e gradito perché questo è il culto spirituale. Abbandona l’idea di un Dio esclusivamente al tuo servizio, apri il tuo cuore, la tua mente, i tuoi occhi ad una visione più reale del cristianesimo. Tu ed io siamo al servizio di Gesù, non il contrario. Siamo chiamati a costruire altari spirituali con l’intero nostro essere e non con pietre utilizzate solo nel giorno del culto. Nemmeno avvertire quella sensazione di benessere durante l’adorazione con mani alzate e lacrime sul volto ci rende discepoli.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 19
05 maggio 1Re 19-20; Luca 23:1-25
06 maggio 1Re 21-22; Luca 23:26-56
07 maggio 2Re 1-3; Luca 24:1-35
08 maggio 2Re 4-6; Luca 24:36-53
09 maggio 2Re 7-9; Giovanni 1:1-28
10 maggio 2Re 10-12; Giovanni 1:29-51
11 maggio 2Re 13-14; Giovanni 2
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