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  • Writer's pictureElpidio Pezzella

ECCOMI

Dopo queste cose Dio mise alla prova Abrahamo e gli disse: «Abrahamo!». Egli rispose: «Eccomi».

Genesi 22:1

Il patriarca Abramo ne ha fatto di strada da Ur dei Caldei, rischiando più volte insieme a sua moglie, prima di vedere adempiuta la promessa di Isacco. Oramai il figlio è cresciuto, lui è diventato “Abrahamo” ed è proprio lui che Dio chiama per chiedergli l’imponderabile. A quella voce potente che pronunzia il suo nome, non può offrire altra risposta che «Eccomi». In ebraico antico è “Hineni”, ci sono, sono qua. Che differenza con Adamo, corso a nascondersi quando chiamato sul far della sera. Nel giardino un essere umano è inseguito da Dio che chiede una spiegazione per un terribile fallimento. Abrahamo risponde a una chiamata divina non necessariamente connessa con alcuna offesa. Prima ancora di Adamo, nella rivelazione biblica troviamo l’Eccomi del Creatore, che precede la stessa relazione con gli uomini. Dio si presenta nella storia e pone in essere un «dialogo di vita» con le sue creature. Che meraviglia! Sono affascinato da questo termine e dal gesto e dall’attitudine che lo accompagnano; lo cerco e ricerco, lo attendo alcune volte, lo pretendo altre, perché è sempre l’inizio di qualcosa di nuovo o di straordinario.


Si tratta di un presentarsi o candidarsi. “Eccomi” presuppone un uscire allo scoperto, un essere pronto a qualsiasi richiesta, sia essa identificata anche come prova, come nel testo del sacrificio di Isacco. Nelle prime pagine bibliche, dopo Abrahamo, un altro patriarca deve abbandonare il suo paese, le sue certezze. “E Dio parlò a Israele in visioni notturne e disse: «Giacobbe, Giacobbe!». Egli rispose: «Eccomi»” (Genesi 46:2). E dall’Egitto e da Madian toccò poi al fuggiasco Mosè. “Or l’Eterno vide che egli si era spostato per vedere, e Dio lo chiamò di mezzo al roveto e disse: «Mosè, Mosè!». Egli rispose: «Eccomi»” (Esodo 3:4). Tempo fa un rabbino disse che la storia umana è tutta la conseguenza dell’incontro fra due solitudini: la solitudine di Dio e quella dell’Uomo. In quella piccola parola, in quel “Eccomi” c’è tanto. Innanzitutto la risposta a una voce sottile e potente che parla nel profondo del cuore, capace di attirare. Occorre riconoscerla, come Elia, e lasciarsi attrarre fuori dalla caverna per accoglierla ed ascoltarla, distinguendo le parole. Sì, perché si tratta dell’inizio di un dialogo che necessità della disposizione all’ascolto, un approssimarsi in punta di piedi a chi ci chiama. Proprio come Mosè, costretto immediatamente a togliersi le scarpe per poter calpestare il suolo di quella santa e divina manifestazione.


Anche il profeta Isaia visse una simile esperienza, all’interno nel tempio. Dopo essere stato sommerso dalla santità di Dio, avvolto dal fumo della Sua gloria, purificato nelle labbra da una creatura celeste, anziché perdersi o essere schiacciato, è coinvolto dall’agire misericordioso. “Poi udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». Io risposi: «Eccomi, manda me!»” (Isaia 6:8). Al cospetto del Signore, all’udire la Sua voce fragorosa, non puoi restare indifferente, immobile, impassibile. Qualcosa si smuove dentro e la parola «Eccomi» diventa una sfida per la fede, un segno per rileggere la nostra vita come un’avventura di senso. Così ti poni al servizio, rispondendo al pari dei discepoli al trasformante “Seguimi”. L’incontro con Dio nella nostra storia è parimenti profetico e provocatorio: cambia radicalmente la nostra prospettiva introducendoci in un piano più alto. Così fu per la vergine Maria: «Ecco la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola» (Luca 1:38), ma anche per il discepolo Anania a Damasco, “al quale il Signore disse in visione: «Anania!». Ed egli rispose: «Eccomi, Signore!»” (Atti 9:10).


Questa parola, semplice e grande, esprime anche il tutto nella vita di una persona. Infatti, l'ha pronunciata Gesù stesso: “Eccomi, io vengo per fare la tua volontà” (Ebrei 10:7, 9). “Eccomi” è quindi da un lato abbandono fiducioso, e dall’altro ricerca di senso, di riconoscimento. “Eccomi” è anche la possibilità di avvicinarci a chi ci reclama o soltanto interpella. La disposizione ad ascoltare sempre e comunque. Ad essere prossimi, vicini, accanto all’altro, a chi chiama o è nel bisogno. sempre nel pieno rispetto della sua individualità (come nel caso degli ammalati). Caro lettore, se ti senti chiamato, è tempo di rispondere.


 

Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 26

19 giugno Neemia 12-13; Atti 4:23-37

20 giugno Ester 1-2; Atti 5:1-21

21 giugno Ester 3-5; Atti 5:22-42

22 giugno Ester 6-8; Atti 6

23 giugno Ester 9-10; Atti 7:1-21

24 giugno Giobbe 1-2; Atti 7:22-43

25 giugno Giobbe 3-4; Atti 7:44-60



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