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  • Writer's pictureElpidio Pezzella

Figli di Dio e beati

Beati coloro che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Matteo 5:9

Durante il sermone sul monte, Gesù elenca nelle beatitudini nove categorie di persone, che spaziano su orizzonti lontani, tracciando il profilo del vero discepolo. Il termine “beato” identifica qualcuno con cui ci si deve congratulare, il cui posto nella vita è invidiabile. Sono certo che ciascuno nel leggerle non avrà difficoltà a collocarsi tra costoro. Se dovessi sceglierne una, avrei non poche difficoltà. Ma dopo qualche indecisione, facendo le dovute scremature, mi fermerei alla settima, ossia tra gli operatori di pace. Forse penserai che si tratti di una scelta dovuta al risultato della beatitudine, ossia all’essere chiamati “figli di Dio”. Posso assicurarti, invece, che si tratta di una scelta legata al mio essere. E chi mi conosce bene, può testimoniare a riguardo. Le beatitudini ci proiettano nella certezza della fede, sfidandoci ad uscire dagli atteggiamenti dell’uomo “carnale” e a camminare nelle orme di Colui che ci ha fatto conoscere il Padre.


Questo verso ci consente di considerare come solitamente utilizziamo l’espressione “figli di Dio” per definire coloro che frequentano una chiesa o invocano il nome del Signore. Ma non è corretto. Se l’aver accolto il dono di Dio ed essere nati di nuovo ci dà il diritto (acquisito per mezzo di Gesù) di chiamarLo “Padre”, il sermone del monte, ci aiuta a mettere a fuoco una prerogativa essenziale, l’elemento caratterizzante, ossia l’impegno per la pace. Pace sottintende nessuna guerra, nessuna diatriba, nessuna azione che mini la serenità e la comunione personale, familiare, ecclesiale. Nessun interesse proprio sarà posto davanti alla pace. Il libro dei Proverbi traccia una netta demarcazione tra chi trama il male e chi cerca la pace: per uno l’inganno, per l’altra la gioia: “l’inganno è nel cuore di chi trama il male, ma per chi nutre propositi di pace c’è gioia” (Proverbi 12:20).


La Scrittura dichiara che l’ottenimento della gioia presuppone la ricerca della pace, perché le due cose vanno insieme, come le facce della stessa moneta. Se uno va alimentando la discordia e la divisione non avrà mai gioia per sé né per quelli che lo circondano. Il credente che si reputa figlio di Dio ricordi le parole del Maestro nelle beatitudini, dove l’unica condizione è adoperarsi, impegnarsi, faticare per la pace. “Chi nutre propositi di pace” ha sul suo sentiero gioia. Gesù è venuto affinché la nostra gioia sia completa, e Dio ci ha creati per questo. La gioia è un desiderio profondo dell’uomo, ben diverso dalla felicità, emozione effimera e passeggera, in quanto legata a situazioni e fatti materiali. Tanti però non trovano la gioia, perché non conoscono il Padre della gioia e riempiono la loro vita, rincorrendo illusioni e finanche nutrendo la propria anima di peccato, come fece il re Davide quando si invaghì di Betsabea. Quando lasci il sentiero della pace, la diretta conseguenza sarà la perdita della gioia della salvezza e della presenza divina.


Fu per questo che, ripreso dal profeta e consapevole del proprio peccato, Davide pregò: “Signore, rendimi la gioia della salvezza” (Salmi 51:12). Per avere Betsabea non aveva esitato a progettare la morte del marito, nonché suo fedele soldato. Un figlio di Dio non può nuocere alcuno, perché dovrebbe continuamente sforzarsi di fare agli altri quel che vorrebbe fosse fatto a lui. In una società sempre più caratterizzata dal conflitto e dalla rivalità, la comunità, l’abito dei credenti dovrebbe distinguersi come un’isola felice, dove si pianta e cura la pace, dove ogni ambizione egoistica lascia lo spazio alla “shalom” di Dio. Il Signore è venuto a te con la sua Parola affinché tu abbia vita in abbondanza e gioia completa. Se alimenti pace nel nome del Signore, la Scrittura dichiara che per te c’è gioia. Ricorda, caro/a amico/a, che ogni qualvolta la gioia raggiungerà l’orlo e tu ne starai assaporando la dolcezza, qualcosa arriverà per cercare di amareggiarti. Non lasciarti ingannare e derubare, perché il “Signore ha fatto cose grandi per noi, e noi siamo nella gioia” (Salmi 126:3). Siano le parole dell’orante ispiratrici per questo tempo: “Allontanati dal male e fa il bene; cerca la pace e adoperati per essa” (Salmi 34:14).



Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 33

09 agosto Salmi 77-78; Romani 10

10 agosto Salmi 79-80; Romani 11:1-18

11 agosto Salmi 81-83; Romani 11:19-36

12 agosto Salmi 84-86; Romani 12

13 agosto Salmi 87-88; Romani 13

14 agosto Salmi 89-90; Romani 14

15 agosto Salmi 91-93; Romani 15:1-13



 

Foto di Nikolaj Bourguignon, www.freeimages.com

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