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Il dono di un fratello

  • Immagine del redattore: Elpidio Pezzella
    Elpidio Pezzella
  • 15 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

Allora l’Eterno disse a Caino: «Dov’è tuo fratello Abele?».

Genesi 4:9


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La cronaca recente enfatizza come la vita umana stia perdendo valore e sacralità, data la facilità con cui si pone fine all’altro, sia esso un prossimo congiunto, un amico, un conoscente o uno sconosciuto. Nelle prime pagine del Genesi conosciamo la coppia umana (uomo e donna), creata da Dio, che diventa una sola carne nel vincolo dell’amore. Nella coppia, composta da due che si amano, si ricerca l’unità radicale, in proiezione della quale l’uno e l’altro tendono costantemente alla trasformazione. Dalla prima coppia di coniugi passiamo alla prima coppia di fratelli, per i quali invece la storia è quasi il contrario. Sin dal principio con Caino e Abele e passando per Giacobbe ed Esaù è storia di un’unità perennemente divisa da una profonda rivalità. I fratelli hanno origine dall’unione dello stesso padre e della stessa madre, ma provocano la crisi con la loro diversità. La fraternità, secondo il progetto di Dio, dev’essere unità di ciò che è diverso, conservando la diversità, e Dio è libero nei suoi doni: a uno dà di più, a un altro di meno. Questo però non dovrebbe rendere uno migliore o superiore dell’altro. Dei figli di Adamo ed Eva viene riferito l’agire: l’uno e l’altro offrono in sacrificio al Signore i frutti della propria attività, ma Dio gradisce l’offerta di Abele e non quella di Caino. Per noi è difficile capire perché il Signore agisca in questo modo, e forse non riusciremo mai a comprendere come questo gradimento sia colto dalle parti in causa.


Caino non è in grado di sopportare quella che percepisce come un’ingiustizia del Signore nei suoi confronti: il risentimento contro Dio si riversa contro il fratello “avversario”. Il rancore che genera è tale da condurlo a levare la sua mano e ad uccidere Abele, nonostante le parole di Dio che lo avevano ammonito a rientrare in se stesso. All’origine della violenza omicida che porta Caino a uccidere il fratello potremmo supporre una mancanza di dialogo, dietro al quale si trova il rifiuto dell’altro e del suo essere diverso, anche nel senso di favorito o migliore. Di certo è una forma di gelosia che porta a conseguenze tragiche. Il dialogo però manca anche con Dio. Infatti, quando viene allertato del pericolo, Caino resta silente, anzi va a parlare con il fratello (v. 8). Non sappiamo cosa gli disse esattamente e con quale tono di voce. Un tentativo di chiarimento è percepibile, ma non sarà sufficiente a placare la rabbia interiore, se non addirittura a scatenarla. Non sempre i dissidi possono risolversi nel breve tempo. A volte richiedono più tentativi, e soprattutto la disposizione a cedere qualcosa da parte dei soggetti coinvolti. Dopo quel dialogo, purtroppo Caino decide di passare all’azione e “quando furono nei campi, Caino si levò contro suo fratello Abele e lo uccise” (v. 8b).


Dopo il suo delitto, Caino si sente domandare: “Dov’è tuo fratello?” La stessa domanda è rivolta anche a noi oggi e ci invita a riflettere sulla nostra responsabilità nei confronti degli altri e sulla nostra capacità di accogliere e amare coloro che sono diversi da noi. Ogni atto di rifiuto, di ostilità verso il fratello, anche quando non sia stato sparso sangue, è in realtà un agire omicida. Dio è lì. Non interviene, ma vede e interroga. La responsabilità dinanzi a Dio è essenzialmente quella nei confronti del fratello, il cui volto è appunto quello di Dio, come nella storia della riappacificazione tra Giacobbe ed Esaù (Genesi 33). La prima fraternità termina dunque con un fratricidio e quelle successive vi andranno vicino: Esaù minaccia di morte Giacobbe, i fratelli di Giuseppe ne fingono l’uccisione e lo vendono. Al di là dei legami di sangue, nella Bibbia essere fratelli significa avere lo stesso Dio, vivere le stesse attese, appartenere consapevolmente allo stesso popolo. Con l’avvento di Gesù e ascoltando le Sue parole, scopriamo che è possibile spingersi anche oltre. Essere fratelli è un cammino, fatto anche di incomprensione e di errori, ma dove occorre imparare ad accettarsi e accogliersi, apprezzando che le diversità di ciascuno sono ricchezza familiare. Nel gruppo dei discepoli le relazioni familiari vengono superate: “Poiché chiunque fa la volontà di Dio, questi è mio fratello, mia sorella e madre” (Marco 3:35). Nello stesso tempo queste parole sono sfida per una fraternità allargata, ad accogliere come fratelli tutti coloro che aderiscono al messaggio del Regno, e riconoscendo Gesù quale primogenito sono indistintamente figli del Padre. Abbiamo da lavorare ancora molto su di noi per uscire dalle pagine di Genesi.




Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 25

16 giugno Neemia 4-6; Atti 2:22-47

17 giugno Neemia 7-9; Atti 3

18 giugno Neemia 10-11; Atti 4:1-22

19 giugno Neemia 12-13; Atti 4:23-37

20 giugno Ester 1-2; Atti 5:1-21

21 giugno Ester 3-5; Atti 5:22-42

22 giugno Ester 6-8; Atti 6

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IL MIO IMPEGNO

Per rispondere all’aspirazione e al desiderio di tanti onesti credenti di trafficare i talenti ricevuti, mi sono impegnato a formare uomini e donne fedeli per “un servizio che serve”, seguendo l’invito di Gesù (Mt 20:26-27). Il materiale proposto vuole offrire occasioni di formazione e crescita personale non da paventare ad altri, ma una condivisione per crescere assieme, lontani da polemiche, accuse e ogni forma di giudizio volto a alimentare dissidi e contese inutili. Io ci provo! 

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