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Non possiamo fare nulla

  • Immagine del redattore: Elpidio Pezzella
    Elpidio Pezzella
  • 21 set
  • Tempo di lettura: 3 min

«… perché senza di me non potete fare nulla». 

Giovanni 15:5b


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Tempo di vendemmia. Se passi in collina o in campagna, noterai filari di viti cariche e pronte alla raccolta. Un cuore devoto ne trarrà spunto di riflessione, lasciando che le parole del Vangelo prendano forma: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. … Io sono la vite, voi siete i tralci”. Questa visione agreste ci proietta nella dimensione spirituale. Noi siamo i tralci e Gesù è la vite da cui dovremmo dipendere sempre, perché proprio come sentenzia il Maestro, senza di Lui non possiamo fare nulla. Si tratta di qualcosa di più radicato di una relazione, siamo di fronte ad una vera è propria dipendenza, per non dire essenzialità. Se ti stai interrogando sullo scopo della tua vita, queste parole possono donarti una nuova consapevolezza, ossia che senza il Signore non devi (e non puoi) fare alcuna cosa. Innanzitutto, non puoi vivere di luce tua, perché la vita procede da lui. Così come nessun ramo può vivere staccato dall’albero, non abbiamo vita spirituale senza la vite di Cristo. Non riusciremo a produrre alcun frutto duraturo se facciamo affidamento su noi stessi. Ed è per questo che dobbiamo restare attaccati alla vite. La crescita spirituale necessità di un insieme, l’essere parte di una vigna/comunità dove possiamo ricevere le amorevoli cure del vignaiolo, che Gesù ci descrive con mani callose ed esperte.

 

Gesù sceglie la figura semplice e familiare di un vignaiolo per presentarci Dio padre. Un contadino che si prende cura dei tralci con le mani rugose di Chi conosce la terra sin dalla creazione. Commuove pensare a un Dio così, che mi pota perché io produca frutti succosi e non uva selvatica. Il desiderio del vignaiolo è che noi siamo in grado di dare uva che produca vino. Nell’ultima cena il vino simboleggia il sangue di Gesù. L’uva dalla quale si può produrre vino è quella stessa che è pronta a dare la propria vita agli altri, a morire per la vigna del Signore. Coloro, che sono stati piantati e curati, hanno la Sua vita, e non la custodiranno per sé, ma saranno pronti a darla. Nessuno di noi, nemmeno la chiesa sarà una vigna perfetta. Solo Gesù riesce ad essere la “vera vite”, e nello stesso tempo ci vede parte di sé: “voi siete i tralci”. Io e te tralci della stessa pianta, unica radice e una sola linfa vitale. Non è possibile pensare che siamo vigne indipendenti, restiamo tralci. “Siamo prolungamento di quel ceppo, siamo composti della stessa materia, come scintille di un braciere, come gocce dell’oceano, come il respiro nell'aria”. Senza di Lui non possiamo fare nulla, perché secchiamo come il tralcio staccato dalla vite. 

 

Nessuno si illuda di poter fare qualcosa, anche poco. La Scrittura è categorica: nulla! E chi pensa il contrario si sta arrampicando su un dirupo o gonfiando di parole vuote. Il massimo che potremmo fare è diventare selvatici. Il canto di Isaia (5:1-7) descrive però come la vigna si riduca a deserto. Dio è capace, però, di tracciare una via nel deserto e di trasformarlo in un giardino. Forse la cosa più difficile è aspettare come fa il contadino, quando dopo la semina, si pone in fiduciosa attesa per il raccolto. A noi l’umiltà di non staccarci dalla vite e di lasciarci potare a tempo debito. Sono certo che Dio ci vuole lussureggianti e non posso avere paura di Lui, che impugna la zappa e siede sul muretto della nostra vigna. Con le sue mani è lì a stimolare la mia crescita, infatti “ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto”. Il suo potare, anche se al momento doloroso o incompreso, non ha intenti mortificatori; significa infatti togliere il superfluo e rafforzare, eliminare il vecchio e far nascere il nuovo. Il mio Dio “contadino” mi cura e pota con un solo obiettivo: la mia fioritura. Il mio Signore non mi chiede di stare fermo, ma di rimanere in Lui.



Puoi approfondire il tema con il mio libro “La cura del letame, la parabola del vignaiolo e il fico, un anno dopo”.

 


Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 39

22 settembre   Ecclesiaste 10-12; Galati 1

23 settembre   Cantico dei C. 1-3; Galati 2

24 settembre   Cantico dei C. 4-5; Galati 3

25 settembre   Cantico dei C. 6-8; Galati 4

26 settembre   Isaia 1-2; Galati 5

27 settembre   Isaia 3-4; Galati 6

28 settembre   Isaia 5-6; Efesi 1

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IL MIO IMPEGNO

Per rispondere all’aspirazione e al desiderio di tanti onesti credenti di trafficare i talenti ricevuti, mi sono impegnato a formare uomini e donne fedeli per “un servizio che serve”, seguendo l’invito di Gesù (Mt 20:26-27). Il materiale proposto vuole offrire occasioni di formazione e crescita personale non da paventare ad altri, ma una condivisione per crescere assieme, lontani da polemiche, accuse e ogni forma di giudizio volto a alimentare dissidi e contese inutili. Io ci provo! 

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