Riflessioni sotto il fico
- Elpidio Pezzella
- 14 set
- Tempo di lettura: 3 min
Or disse questa parabola: «Un uomo aveva un fico piantato nella sua vigna; venne a cercarvi del frutto ma non ne trovò».
Luca 13:6

L’arrivo del padrone della vigna in cerca di frutto mi ha suscitato delle riflessioni per un libro, tra cui quelle che seguono… Molti di quelli che lavorano la terra, per consumare il loro pranzo, sono soliti sostarvi sotto poiché offre frescura, e se ha frutti maturi è ancora meglio. Ogni vigna avrà sempre al suo interno uno o più fichi, a seconda dell’estensione del campo. Ero un giovane studente quando il teologo tedesco Jürgen Moltmann, scomparso lo scorso anno, si poneva una domanda critica sul movimento carismatico e quindi pentecostale: “Dove sono i carismi di questi carismatici nella quotidianità del mondo, nei movimenti per la pace, per la liberazione, per il rispetto dell’ambiente?” Facendo poi seguire la risposta: “I carismi non ci sono elargiti perché fuggiamo da questo mondo in un mondo di sogni religiosi ma perché testimoniamo nel mondo il potere liberante di Cristo...” (Lo Spirito della vita, Queriniana, Brescia 1994). Se guardiamo alla vigna nel suo insieme di tralci, inglobando il fico o i fichi in essa presenti, quindi riferendoci all’opera riconoscibile della chiesa a favore di coloro che sono o meno parte di essa (e soprattutto a questi), credo sia doverosa una risposta al quesito. Senza entrare nello specifico delle “relazioni esterne” della chiesa, il rapporto con la società, l’essere chiesa in uno stato laico e questioni simili e attinenti a queste, ritengo che per troppo tempo una parte dell’esperienza di fede sia rimasta fortemente vincolata al singolo.
Da alcuni decenni però la fede è più matura, venendo progressivamente fuori dagli scantinati ove erano relegati i locali di culto e andando incontro ai bisogni del povero e dell’orfano, finanche levando la voce a favore dell’oppresso. Basti considerare le tante opere e iniziative missionarie nel mondo che coinvolgono molte comunità e che in qualche caso le vede finanche iniziatrici e promotrici. Quindi un’azione a più ampio raggio e meno soggettiva e soggettivante. Nella mia esperienza pentecostale posso tranquillamente rispondere al professore di Tubinga che dove ci sono i carismi c’è una chiesa che non fugge dal mondo, perché Cristo ci ha inviato come pecore in mezzo ai lupi e al mondo (quelli che non Lo conoscono) e ha mandato noi ad annunciare il Suo messaggio di amore (Matteo 10:16; Marco 16:15; Giovanni 3:16). Le lingue dello Spirito da tempo non sono solo il parlare lingue sconosciute, ma a queste segue la capacità di parlare ad ogni latitudine linguaggi comprensibili a tutti. Proprio l’azione dello Spirito sospinge a non rinchiudersi su se stessi a riccio, ma ad aprirsi e a guardare l’altro alla pari, se non anche dall’alto con convinzione maggiore e ineccepibile umiltà. Riconosco ancora la mancanza di coraggio nelle battaglie per l’ambiente e la pace di una parte della chiesa, quella per lo più concentrata sullo spirituale per ragioni varie.
Il cambiamento climatico è ormai un dato di fatto, e assumere delle posizioni chiare è una necessità non più prorogabile. Sull’opera delle Sue mani, dall’inizio, Dio pose l’uomo nell’Eden affidandogliene la custodia, affinché lo proteggesse e facesse fruttificare. Non basta sognare un mondo migliore, occorre il coraggio di combattere, perché i sogni senza coraggio restano soltanto dei sogni. Vale lo stesso per la pace ad ogni parallelo terrestre. Nelle note beatitudini pronunciate nel sermone del monte, Gesù ne riservò una a coloro che si adoperano per la pace, elemento indispensabile per essere chiamati “figli di Dio” (Matteo 5:9). Credo che ciò si spieghi con il mandato di Cristo alla salvezza (Marco 16:15-16). Purtroppo se poi la Chiesa si dedica esclusivamente alla politica e alle lotte sociali, dimentica Cristo e smarrisce la Via. Abbiamo bisogno di una Chiesa e di vignaioli in grado di annunciare la salvezza in Cristo senza escludere il rispetto per l’ambiente e la difesa della pace tra i popoli, ossia un Vangelo inglobante il singolo alle problematiche del mondo e non che lo isoli da tutti e tutto. Il Signore non ci ha portato via dal mondo, ma ha pregato il Padre affinché in esso ci preservasse “dal maligno” (Giovanni 17:15). Spero che queste mie riflessioni contribuiscano anche in tal senso.
(Tratto dal mio libro La cura del letame, Multimedia 2025, pp. 64-65).
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 38
15 settembre Proverbi 22-24; 2Corinti 8
16 settembre Proverbi 25-26; 2Corinti 9
17 settembre Proverbi 27-29; 2Corinti 10
18 settembre Proverbi 30-31; 2Corinti 11:1-15
19 settembre Ecclesiaste 1-3; 2Corinti 11:16-33
20 settembre Ecclesiaste 4-6; 2Corinti 12
21 settembre Ecclesiaste 7-9; 2Corinti 13
Commenti