Sfidati ad una crescita reale
- Elpidio Pezzella

- 12 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Quegli disse: «E come potrei, se nessuno mi fa da guida?». Poi pregò Filippo di salire e di sedersi accanto a lui.
Atti 8:31

La domanda dell’eunuco, “funzionario di Candace, regina degli Etiopi, sovrintendente di tutti i suoi tesori” a Filippo evidenzia una necessità permanente: quello delle guide, ossia di persone caratterizzate da un profondo sentimento di amore che si prendono cura del gregge del Signore. Con il termine “guida” intendo un individuo posto nel ministero come responsabile o coordinatore di un gruppo di persone, anche un discepolo capace di ispirare e trascinare. Uomini e donne che attraverso la propria vita dimostrino la validità del messaggio di Gesù, che si preoccupino al pari dell’apostolo di non dare falsi riferimenti: “Io dunque corro, ma non in modo incerto; così combatto, ma non come battendo l’aria; anzi disciplino il mio corpo e lo riduco in servitù perché, dopo aver predicato agli altri, non sia io stesso riprovato” (1 Corinti 9:26-27). Siamo di fronte a un impegno costante, ad una disciplina che ci piega nella forma del Cristo, per essere a “Sua immagine”. Da più parti si denuncia la carenza di figure “guida” in grado di ispirare positivamente le nuove generazioni. A guardarci attorno sono sempre meno, anche in ambito religioso, soggetti tali da impattare le persone, suscitando passione e generando desiderio di mettersi alla prova o seguirne le orme.
Sembra in costante crescita, invece, il numero di soggetti che svestono il grembiule e indossano vesti regali, tralasciando le indicazioni del Maestro e piegano a proprio piacimento la Scrittura. Sin dal primo gruppo dei discepoli si è insinuato un orgoglio distruttivo e una forma di egocentrismo quasi compulsivo, si pensi ai figli di Zebedeo e ai discepoli che litigano alla mensa del Signore, trasformando un umile servizio in una competizione al rialzo, ad una scalata alla maggior visibilità e al più consistente numero di “follower” (che non sono i fedeli credenti!), mutando l’impegno della testimonianza in un misero business religioso. Ed è così che ci siamo quasi assuefatti a lotte di potere interno e divisioni intorno ai ruoli principali, senza più volontà di “puzzare di pecora” o “sporcarsi di letame”. Purtroppo, senza una preparazione adeguata, ogni strumento provvisto si rivelerà inefficace alla destinazione e adatto unicamente a soddisfare le esigenze del momento. Solo investendo tempo si riuscirà a preparare le prossime generazioni ad affrontare efficacemente le sfide che si troveranno davanti. Ciascuno deve fare la propria parte e investire di suo, se necessario. Forse apparirò folle, ma credo sia giunto il tempo di cambiare e di mettere in atto un processo di crescita scandito da precisi e fondamentali passaggi, destinando tempo e risorse.
Siamo sfidati ad una crescita reale, che non riguarda solo strettamente l’ambito ecclesiale, ma la vita lavorativa, sociale e relazionale. Non è più plausibile affidarsi all’inventiva personale rischiando di finire in un dilettantismo controproducente. Le aspettative personali rischiano di farci cadere nell’ambiguità o provocano frustrazioni. Occorre avere chiare la meta finale e i destinatari del nostro servizio. Basta un po’ di onestà per ammettere quanto questa inclinazione sia in ognuno, ed è per questo che dobbiamo disciplinarci. Senza l’amore sarà impossibile servirsi a vicenda con uno spirito di sacrificio e umiltà, perdonarsi e trattarsi l’un l’altro come fratelli e sorelle. Questa è la Sua santa volontà. “Se dunque vi è qualche consolazione in Cristo, qualche conforto d’amore, qualche comunione di Spirito, qualche tenerezza e compassione, rendete perfetta la mia gioia, avendo uno stesso modo di pensare, uno stesso amore, un solo accordo e una sola mente non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso. Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri” (Filippesi 2:1-4). Ben faceva George Whitefield a pregare così: “O Signore Gesù, che il tuo Spirito possa sradicare dai nostri cuori questa inclinazione a concentrarci sull’amor proprio e a fossilizzarci caparbiamente sulla nostra volontà”. Io prego con lui.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 42
13 ottobre Isaia 41-42; 1 Tessalonicesi 1
14 ottobre Isaia 43-44; 1 Tessalonicesi 2
15 ottobre Isaia 45-46; 1 Tessalonicesi 3
16 ottobre Isaia 47-49; 1 Tessalonicesi 4
17 ottobre Isaia 50-52; 1 Tessalonicesi 5
18 ottobre Isaia 53-55; 2 Tessalonicesi 1
19 ottobre Isaia 56-58; 2 Tessalonicesi 2




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