Stimarsi senza interesse
- Elpidio Pezzella

- 20 lug
- Tempo di lettura: 3 min
… non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso. Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri.
Filippesi 2:3-4

Ti stimo e ti rispetto! Non uno slogan da pronunciare o appiccicare su un adesivo, ma quell’attitudine di ogni credente nei confronti altrui, che spesso si fa fatica a percepire o notare. Nutrire stima vuol dire riconoscere e apprezzare le qualità di un’altra persona, e diventa una virtù quando si tratta di un atteggiamento di magnanimità che compensa la scarsa evidenza di quelle qualità. In due brani l’apostolo Paolo affronta il tema della stima reciproca nel contesto dell’amore fraterno che dovrebbe caratterizzare le relazioni tra i credenti. Ai Filippesi non vuole prescrivere una sorta di annichilimento personale, invitando i lettori a ritenersi “un nulla” e a considerare gli altri sempre e comunque superiori a sé. Indica piuttosto la necessità di proiettare la vita di ciascun credente sull’orizzonte del modo di pensare e di agire di Gesù Cristo, il Quale ha donato se stesso stimando noi più importanti della sua stessa vita. A ciascun credente è chiesto di fare lo stesso, nelle circostanze concrete in cui si trova, sia nella comunità sia in altro ambiente sociale. Il secondo brano è rivolto ai Romani (12:9-10): “L’amore sia senza ipocrisia; detestate il male e attenetevi fermamente al bene. Nell’amore fraterno, amatevi teneramente gli uni gli altri; nell'onore usate riguardo gli uni verso gli altri”. Una competizione diversa dal mettersi in mostra o voler primeggiare sugli altri, la stima reciproca richiama uno scenario ben diverso dall’alveo delle virtù individuali e promuove un migliore funzionamento delle relazioni.
Siamo soliti guardare agli altri in un clima di amorevole sopportazione, mentre l’apostolo ci propone un elogio della diversità come una ricchezza. Se le membra non hanno tutte la medesima funzione (v. 4), vuol dire che c’è una pluralità funzionale, sulla scia che due valgono più di uno. Le caratteristiche di ciascuno sono riconosciute inoltre come doni unici (v. 6), provenienti tutti dalla grazia. Su questo sfondo dovremmo iniziare a valutare noi stessi e gli altri in modo saggio e giusto, senza esaltare le nostre persone e sminuire quelle degli altri (v. 3): benedetta umiltà. Ogni membro è invitato ad avere una consapevolezza adeguata di sé, secondo la misura di fede che Dio gli ha dato, ossia misurata non in chiave autoreferenziale, ma in funzione del dono ricevuto. La stima richiama un’ulteriore considerazione relativa al dare valore. Infatti si parla di stimare anche nel senso di dare un prezzo a un bene. A questo punto occorre determinare quale sia il metro di misura della stima dell’altro. Un detto greco recita che “le persone non amano dare onore all’altro, dato che pensano che farlo significhi essere privati di qualcosa di sé”. Purtroppo è la realtà: tendenzialmente utilizziamo noi stessi per pesare gli altri, ponendoci sempre a un livello superiore. E quando non siamo noi il termine di paragone, lo sono le nostre aspettative. Ricordiamo Samuele con i figli di Isai.
Anche quando scrive ai Corinzi, l’apostolo ricorre all’analogia del corpo e delle membra, ribadendo che nella chiesa vi è diversità di doni (1Corinzi 12:4), ma un solo Spirito all’opera, la cui manifestazione è data a ciascuno per un medesimo scopo: il bene comune (v. 7). Il proprio interesse scompare così dinanzi al bene di tutti, cui protende l’azione dello Spirito nel distribuire i carismi. Siamo così chiamati a stimare gli altri non misurandoli sulle nostre umane percezioni, ma relativamente al perseguimento del bene comune. Il che vuol dire che non saremo più interessati a ciò che vogliamo o ci piace, ma agiremo responsabilmente nell’interesse collettivo. Solo quando non saremo concentrati esclusivamente su noi stessi e riusciremo aprirci a una visione di massimizzazione di ciò che è utile a tutti, appunto il bene comune, stimeremo ciascuno come ricchezza del complesso organismo che è la chiesa del Signore. Nel momento in cui l’altro è considerato una risorsa che aggiunge valore, nasceranno nuove alleanze e si abdicherà ad ogni inutile trono, in grado solo di suscitare forme di inimicizie.
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Questo devotional esce nell’85° anno della nascita del compianto pastore Remo Cristallo, un uomo che si è speso per la Chiesa italiana, adoperandosi al bene collettivo, stimando e rispettando quanti il Signore aveva posto al suo fianco. Il suo resta un esempio di vita e di servizio per quanti hanno avuto la grazia di conoscerlo e di viverlo come un dono. Questo breve pensiero era il minimo ringraziamento, un’occasione ulteriore per esortare alla stima e al rispetto reciproco.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 30
21 luglio Salmi 29-30; Atti 23:1-15
22 luglio Salmi 31-32; Atti 23:16-35
23 luglio Salmi 33-34; Atti 24
24 luglio Salmi 35-36; Atti 25
25 luglio Salmi 37-39; Atti 26
26 luglio Salmi 40-42; Atti 27:1-26
27 luglio Salmi 43-45; Atti 27:27-44




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