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Tu sei nostro padre

  • Immagine del redattore: Elpidio Pezzella
    Elpidio Pezzella
  • 13 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Tuttavia, o Eterno, tu sei nostro padre; noi siamo l’argilla e tu colui che ci formi; noi tutti siamo opera delle tue mani.

Isaia 64:8


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Il popolo di Israele è reduce da ben due esili, e versava in una condizione di profonda desolazione e bisognoso dell’intervento divino quando il profeta si sofferma a demarcare alcuni aspetti. Innanzitutto è tristemente consapevole che nessuno invoca il nome dell’Eterno, e per questo si fa carico lui stesso di pregare. Quando si è in balia della malvagità, non si riesce più a percepire la voce di Dio, travolti dallo stato delle cose e incapaci di ritrovare la via della giustizia. Dal fondo delle nostre macerie si leva una flebile voce a Dio: “Scendi, non ricordarti delle nostre iniquità!” (v. 9). Il profeta si appella alla paternità divina, presentando in un’unica preghiera l’intero popolo come tanti figli. Infatti, nel suo implorare l’intervento divino afferma: «Tuttavia, Signore, tu sei nostro padre…», presentando appunto Dio come un Padre e noi tutti come figli. In ciò Isaia si fa precursore del Cristo, facendo scaturire l’aiuto di Dio non da opere compiute bensì dall’amore che Egli ha quale padre verso i suoi figli, come il padre amorevole della parabola di Luca (cap. 15). Quel semplice avverbio “tuttavia” racchiude la rivelazione data già ai profeti che è Dio, quale Padre, ad avvicinarsi e non viceversa. Noi siamo l’argilla e Lui il vasaio, nonostante la fragilità del nostro essere, siamo terra nelle Sue mani.

 

Egli è colui che può dare forma alla nostra vita perfezionandola, migliorandola con nuove possibilità. Il profeta Geremia (18:1-6) narra di aver assistito all’opera di modellamento del vasaio, osservando l’argilla spaccarsi e rompersi nelle sue mani e come l’artigiano non la butti via, ma la ricollochi sulla ruota e daccapo ne faccia un vaso nuovo. Quella scena apre il cuore di Geremia alla visione dell’Eterno che fa con i suoi figli proprio come il vasaio compie quell’opera. Mentre il grido di Isaia era un richiamo a un intervento da parte di Dio, apparentemente lontano e disinnamorato del Suo popolo, in Geremia lo stesso messaggio proviene dall’altra parte. È Dio stesso a dichiarare di essere un vasaio e noi argilla nelle Sue mani, conscio che il lavoro che ci si pone di fare non sempre arriva a compimento in maniera spedita e senza rotture e crepe. Se pur ci fossero crepe, il Signore non butta via l’argilla, anche perché spesso le crepe sono altri ad averle causate, e non Lui. Egli, però, con pazienza e amore bagna l’impasto con lo Spirito ammorbidendolo, per poi rimetterlo sulla ruota per crearne un’opera nuova, un altro vaso nel quale deposita il Suo Spirito e la Sua parola. Tu ed io siamo quel vaso!

 

Nel Suo agire il Signore applica delle “variabili”: se c’è pentimento potrebbe lasciare quel vaso rotto oppure compiere un’opera nuova. Altre volte, poi, pur avendo deciso di edificare o piantare potrebbe improvvisamente fermare l’opera. Dinanzi al Suo agire viene spontaneo fare delle domande, ma in quanto Dio ha l’ultima parola, mentre noi restiamo argilla nelle Sue mani. Chi siamo noi a pretendere che agisca diversamente? Ciò che possiamo fare è avere la stessa consapevolezza di Isaia, quando affermava che Colui che ha le Sue mani su noi è nostro Padre ed è grande in benignità e misericordia. Siamo sollecitati a maturare nella fede che ci relaziona a Dio, affinché nelle situazioni di desolazione possiamo essere in grado di assumerci le responsabilità derivanti dalle nostre azioni, che sono tali perché frutto del nostro peccato. Se non riusciamo più a vederLo o sentirLo non è perché si è allontanato da noi, non potrebbe e mai lo farebbe, Egli è il Padre! Sia che Dio decida di demolire, abbattere o distruggere, sia che intenda edificare e piantare, tutte le azioni hanno in comune la Sua mano. Se le mani del Padre sono sull’argilla anche nell’attività di distruzione o abbattimento possiamo essere certi che nessuno si perderà! Il nostro unico compito sarà dire: “Signore, sono come argilla nelle Tue mani, modellami poiché tu sai cosa è buono per la mia vita”. Lasciati fiduciosamente lavorare da Lui.

 


Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 29

14 luglio Salmi 10-12; Atti 19:1-20

15 luglio Salmi 13-15; Atti 19:21-41

16 luglio Salmi 16-17; Atti 20:1-16

17 luglio Salmi 18-19; Atti 20:17-38

18 luglio Salmi 20-22; Atti 21:1-17

19 luglio Salmi 23-25; Atti 21:18-40

20 luglio Salmi 26-28; Atti 22

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Per rispondere all’aspirazione e al desiderio di tanti onesti credenti di trafficare i talenti ricevuti, mi sono impegnato a formare uomini e donne fedeli per “un servizio che serve”, seguendo l’invito di Gesù (Mt 20:26-27). Il materiale proposto vuole offrire occasioni di formazione e crescita personale non da paventare ad altri, ma una condivisione per crescere assieme, lontani da polemiche, accuse e ogni forma di giudizio volto a alimentare dissidi e contese inutili. Io ci provo! 

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