Una cattiva pratica
- Elpidio Pezzella
- 12 ore fa
- Tempo di lettura: 3 min
Non lamentatevi gli uni degli altri, fratelli, affinché non siate giudicati; ecco, il giudice è alle porte.
Giacomo 5:9

Lamentarsi è pratica molto diffusa. Sommersi dal marketing a non accontentarci e ad avere sempre di più e meglio, veniamo avvolti da uno stato di insoddisfazione permanente. Viviamo nella condizione del cosiddetto “bicchiere mezzo vuoto”, e senza apprezzare e godere quel che abbiamo rincorriamo illusioni per riempirlo fino all’orlo. La possibilità di una connettività digitale ovunque di certo non aiuta, dato che ci mette continuamente sott’occhio quel che fanno o hanno gli altri, proponendo novità e alternative senza sosta. Stiamo così lentamente perdendo la consapevolezza delle altre opzioni a nostra disposizione, delle persone che ci circondano, degli affetti che ci arricchiscono, finendo mestamente nel turbine della scontentezza, avvolti da grigie nubi. Questi sentimenti di frustrazione influenzano la vita spirituale, coprendo la serenità del nostro limpido cielo. L’uso dei Social media come strumento di denuncia e segnalazione condiziona a vedere il mondo circostante con occhiali critici. Purtroppo usiamo queste lenti anche nella nostra chiesa. Abbiamo occhi per vedere solo cose sbagliate, che non funzionano o mancano, mentre viene meno la pazienza per considerare e apprezzare quanto sia buono e giusto.
Credo che stiamo pagando la cattiva abitudine di comunicare le nostre lamentele in qualche post, un modo talmente distante, anonimo e decontestualizzato, che non può sortire alcun effetto, secondo me. Per questo sarebbe auspicabile ritornare ai contatti umani, cruciali per la crescita e l’armonia di ogni comunità ecclesiastica. Quando si hanno problemi o rimostranze sull’andamento della chiesa di appartenenza, perché nascondersi nei social o affidarsi a una fredda mail? Le parole, scritte anche in modo efficace, possono essere mal comprese o non intese. Consiglio di trovare piuttosto il coraggio di parlarne con i responsabili direttamente, i quali sicuramente saranno disponibili ad ascoltarci se abbiamo osservazioni e suggerimenti per l’interesse generale. Questo è l’approccio animato da uno spirito di amore e di edificazione, e che onora il credente. La diffusa cultura della denuncia ci ha spinto invece a concentrare la rabbia e la frustrazione su soggetti terzi, accusando questa persona o quella istituzione per le cose che non funzionano. Ma, volendo essere onesti, che dire di noi? Quale ruolo gioca la mia condizione spirituale in questo stato di disgusto? E se la causa fosse una nostra insoddisfazione?
L’insofferenza può animare mosse errate, a tal punto che nonostante si è coinvolti nelle varie attività comunitarie, perdiamo di vista il loro obiettivo e i destinatari, dimenticando che siamo chiamati a servire. Altre volte ricerchiamo la piena soddisfazione nel comportamento o nel servizio altrui. Entrambi sono atteggiamenti pericolosi che portano a delusioni. Potrebbe essere questo il motivo del malcontento, ossia una sorta di insofferenza spirituale che ci porta a considerare sempre manchevole la condizione o la posizione di coloro che ci circondano. Sforziamoci di comprendere che la nostra unica perfezione è “Cristo in noi”. Diventa così necessario riconoscere le nostre debolezze e i nostri difetti, la nostra imperfezione, così che non ci aspetteremo nulla se non da Cristo. Ritengo che c’è possibilità di fermare questo pericoloso ciclo e superare le frustrazioni. Si tratta di smettere di ricercare le nostre comodità, e di esigere di essere accontentati nelle nostre richieste sempre e comunque. Nessuna persona come noi potrà mai soddisfare le nostre aspettative, così come noi non saremo in grado di soddisfare quelle di altri. Ricordiamo che ci rechiamo in chiesa per adorare Dio, riposare alla Sua presenza, proclamare la Sua bontà. Dedicarci a questo potrebbe smorzare le nostre preoccupazioni e distoglierci da ogni forma di giudizio sulla chiesa. Non lasciamoci dominare da quel che accade attorno. Alziamo lo sguardo verso l’alto, verso il nostro Dio: siamo lì per questo.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 35
25 agosto Salmi 119:1-88; 1Corinti 7:20-40
26 agosto Salmi 119:89-176; 1Corinti 8
27 agosto Salmi 120-122; 1Corinti 9
28 agosto Salmi 123-125; 1Corinti 10:1-18
29 agosto Salmi 126-128; 1Corinti 10:19-33
30 agosto Salmi 129-131; 1Corinti 11:1-16
31 agosto Salmi 132-134; 1Corinti 11:17-34
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