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Vita da pecora

  • Immagine del redattore: Elpidio Pezzella
    Elpidio Pezzella
  • 26 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

«Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Ma un estraneo non lo seguiranno; anzi, fuggiranno via da lui perché non conoscono la voce degli estranei».

Giovanni 10:4-5


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Non è la prima volta che gli ascoltatori non afferrano il senso delle parole del Maestro, costringendolo ad una riproposizione dettagliata. Ed è così che Gesù si attribuisce prima il titolo di “porta dell’ovile” e poi di “buon pastore”. Ogni volta che mi soffermo su questo brano giovanneo, la mia mente fa un salto a un passato non molto lontano, facendo riaffiorare alla memoria una serie di cartoni animati che mi ha occupato diversi pomeriggi quando il mio ultimo figlio era ancora piccolino. Questo cartone, per niente banale, offriva dei particolari interessanti, oltre che belli da vedere, ad uno chiamato alla cura pastorale come me. Di certo chi ha bambini, si sarà imbattuto almeno una volta in “Shaun, vita da pecora” (Shaun the Sheep), una serie che racconta le avventure del gregge e degli animali da cortile in una piccola fattoria. Qui, nella campagna inglese, il fattore (The Farmer) ha un cane da pastore Bitzer, che in sua assenza dovrebbe mantenere l’ordine e che invece finisce coinvolto nelle avventure ideate dalla pecora Shaun. Sono proprio questi personaggi ad ispirare delle riflessioni che spero trovino il tuo interesse.

 

Questo spaccato agreste può raffigurare una qualsiasi realtà ecclesiale odierna, ove il responsabile/contadino, nella sua tranquilla solitudine, è soddisfatto della sua gestione, ma talmente miope da non rendersi conto dei comportamenti insoliti e fuori dell’ordinario dei suoi catecumeni/animali. Di certo non fa onore a nessun ministro dell’Evangelo essere assomigliato al fattore inglese, però la miopia è un difetto abbastanza diffuso. Come non c’è più sordo di chi non vuol sentire, non c’è più cieco di chi non vuol vedere. Difatti, il contadino non ha alcuna consapevolezza di ciò che accade in casa sua, con o senza di lui, al pari dei mercenari menzionati da Gesù. Chi invece allieta la comitiva e anima la “baracca” è Shaun, una pecora fuori dal comune. Rispetto alle altre pecore intente solo a brucare, lei pensa. Ed è per questo che non segue il gregge, ma si distingue dal bestiame e riesce finanche a condizionarne i comportamenti. Le sue iniziative non sempre sono un successo, e alcune volte finisce per cacciarsi nei guai a causa della propria curiosità e intraprendenza. Ogni volta però ne viene fuori grazie a intelligenza e caparbietà per niente ovine.

 

Da sempre l’insieme dei credenti, essendo Gesù il Buon pastore, è assomigliato tra l’altro a un gregge. Nel linguaggio neotestamentario il credente è una pecora che si era smarrita, ma è stata ritrovata, recuperata e ricondotta nell’ovile del Signore. Il gregge ha così una dimensione spirituale nella chiesa. Infatti, ogni comunità locale sotto la direzione e responsabilità del pastore è riflesso della fattoria. La pecora Shaun è assimilabile a quel credente che senza titoli o incarichi ufficiali si adopera, all’insaputa del responsabile, per il bene della “fattoria”, senza mai cercare gloria personale. Infatti, al di là della fantasia che la contraddistingue, Shaun ha a cuore gli interessi del contadino: mai si ribella o lo contraddice; resta nell’ovile ed è membro della fattoria. Inoltre, se necessario non esita a sostituirsi nella difesa del gregge a Bitzer, che armato di berretto, fischietto e thermos del tè, non riesce in alcun modo ad apparire autoritario; anzi è tollerante e amichevole nei confronti degli animali. L’esercizio dell’autorità è molto più di un titolo o un’etichetta, non bastano berretto e fischietto; ci vuole “carisma”.

 

Altre singolari figure popolano la serie: il Gatto e i Maiali. Il primo vuole tutte le attenzioni dell’allevatore e per questo si inimica tutti gli altri. I secondi vivono a ridosso del campo delle pecore e la loro principale occupazione è creare disordine e recare disturbo alle pecore. Quanta familiarità con l’ambiente ecclesiale. Immagino ora gli Shaun che si stanno gongolando per questo scritto, mentre i Bitzer digrignano i denti e i Farmer restano inconsapevolmente soddisfatti. Nonostante i limiti di alcuni, Shaun mi dice che la vita da pecora può essere entusiasmante e coinvolgente: basta essere sé stessi senza uscire dal recinto, perché “le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce”.


(Foto di © 2018 Aardman Animations Limited and Studiocanal S.A.S.)


Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 44

27 ottobre Geremia 12-14; 2 Timoteo 1

28 ottobre Geremia 15-17; 2 Timoteo 2

29 ottobre Geremia 18-19; 2 Timoteo 3

30 ottobre Geremia 20-21; 2 Timoteo 4

31 ottobre Geremia 22-23; Tito 1

01 novembre Geremia 24-26; Tito 2

02 novembre  Geremia 27-29; Tito 3

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IL MIO IMPEGNO

Per rispondere all’aspirazione e al desiderio di tanti onesti credenti di trafficare i talenti ricevuti, mi sono impegnato a formare uomini e donne fedeli per “un servizio che serve”, seguendo l’invito di Gesù (Mt 20:26-27). Il materiale proposto vuole offrire occasioni di formazione e crescita personale non da paventare ad altri, ma una condivisione per crescere assieme, lontani da polemiche, accuse e ogni forma di giudizio volto a alimentare dissidi e contese inutili. Io ci provo! 

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