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  • Writer's pictureElpidio Pezzella

Alberi sempreverdi

Updated: Oct 10, 2022

«Benedetto l’uomo che confida nell’Eterno e la cui fiducia è l’Eterno»

Geremia 17:7

Le parole del profeta fanno eco a quelle del salmista: “È meglio rifugiarsi nell'Eterno che confidare nell'uomo” (Salmi 118:8). Nel capitolo in questione si distinguono due discorsi: uno, quello dell’Eterno che il profeta comunicherà al popolo di Giuda nelle città di Gerusalemme, avvertendoli della prossima deportazione babilonese; il secondo è il parlare del profeta con Dio che si intreccia con il primo discorso. Alcune parole di Geremia esprimono i sentimenti connessi al suo servizio, palesando l’umanità di una persona chiamata ad un servizio santo e messo in discussione dalla sua gente. «Ecco, essi mi dicono: “Dov’è la parola dell’Eterno, si compia ora!”» (17:15). La difficoltà di quelli seriamente chiamati a parlare da parte di Dio il più delle volte sta nel credere che quanto annunciato proceda veramente dall’Alto e che troverà concreto adempimento. Chi annuncia vorrebbe una dimostrazione di quanto rivelato in modo simultaneo. Spero giunga questo incoraggiamento a quanti sono chiamati all’annuncio, affinché non si lascino condizionare dalle voci esterne o ricercarne il beneplacito, ma rimangano fedeli a Colui che li ha chiamati, avendo certezza che la Sua parola non cade mai a vuoto e sarà adempiuta al tempo opportuno. Il testo ammonisce appunto: «Maledetto l'uomo che confida nell’uomo e fa della carne il suo braccio, e il cui cuore si allontana dall'Eterno» (17:5). Quando si inizia a confidare nella creatura, e non più nel Creatore, si plasma un dio a misura d’uomo, che ha le sembianze di un altro essere umano.


Quando quel che accade sembra essere in contraddizione con quanto invece annunciato da Dio, siamo chiamati a restare stabili nella fede, poiché Lui stesso è la nostra garanzia. Chi confida in Lui «sarà come un albero piantato presso l’acqua, che distende le sue radici lungo il fiume. Non si accorgerà quando viene il caldo e le sue foglie rimarranno verdi, nell’anno di siccità non avrà alcuna preoccupazione e non cesserà di portare frutto» (17:8). Un tale albero anche in momenti di siccità (crisi e avversità) non avrà alcuna preoccupazione. Non c’è inverno che lo spoglia delle sue foglie. Il nemico vorrebbe renderci freddi e privi di ogni desiderio, ma il profeta ci esorta a non tenere questo: «Quelli che si allontanano da me saranno scritti in terra» (17:13a). Tale brano richiama alla mente l’episodio della donna adultera quando Gesù, chinato a terra, è intento a scrivere nella polvere. Potrebbe farci supporre cosa Gesù stesse scrivendo, un elenco di nomi, e tra i primi comparivano probabilmente quelli degli accusatori della donna. Quegli uomini pensavano di servire Dio, ma avevano riposto tutta la forza nel loro braccio, pronto ad alzarsi e lapidare quella donna che aveva commesso un peccato. La loro forza, la Legge, e la loro osservanza verso Dio era racchiusa in un braccio che si alzava per offendere. Le nostre braccia, invece, devono alzarsi solo per lodare Dio e quando non vanno in alto allargarsi per accogliere ed abbracciare.


In maniera superficiale, potremmo essere indotti ad avallare un modo di dire e di fare che è lontano da quello che può essere il desiderio di “porre radici lungo il fiume di Dio”. Tanti fanno propria l’espressione “segui il tuo cuore” e non tengono conto che la Scrittura rammemora che «il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato» (17:9), poiché è la sede di tutte le nostre passioni ed emozioni carnali. Anche Paolo ricordava a Timoteo di fuggire dalle passioni giovanili. Il profeta chiede chi è in grado di conoscere il cuore, e Dio gli risponde: «Io, l’Eterno, investigo il cuore, metto alla prova la mente per rendere a ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni» (17:10). Il Signore non prova le nostre emozioni, ma i pensieri della nostra mente. L’apostolo Paolo scriverà che noi abbiamo la mente di Cristo (1Corinti 2:16), nonostante i nostri pensieri non siano sempre quelli di Dio. Dinanzi alla considerazione di ciò che siamo e dei nostri bisogni, c’è una certezza: «Guariscimi, o Eterno, e sarò guarito, salvami e sarò salvato, perché tu sei la mia lode» (Geremia 17:14). Se saremo spiritualmente in salute, potremo offrire riparo proprio come un albero con i suoi grandi rami sempreverdi.


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Puoi ascoltare una meditazione sul tema

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Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 42

10 ottobre Isaia 34-36; Colossesi 2

11 ottobre Isaia 37-38; Colossesi 3

12 ottobre Isaia 39-40; Colossesi 4

13 ottobre Isaia 41-42; 1 Tessalonicesi 1

14 ottobre Isaia 43-44; 1 Tessalonicesi 2

15 ottobre Isaia 45-46; 1 Tessalonicesi 3

16 ottobre Isaia 47-49; 1 Tessalonicesi 4

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