Signore, non darti quest’incomodo, perché io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; perciò non mi sono neppure ritenuto degno di venire da te; ma di' una parola e il mio servo sarà guarito.
Luca 7:6-7
Nella città di Capernaum, un uomo dell’esercito romano ha grande apprensione per un suo servo ammalato, al quale non resta molto tempo. La sua disperazione trova uno squarcio di luce in Gesù, che in quel giorno è in città. Sollecitato dagli anziani, il Cristo non si sottrae, e quando è quasi giunto a destinazione il centurione lo frena. Basta una sola parola. Sì, un attimo può cambiare la storia, un attimo può modificare per sempre la tua vita, in bene o in male. Ecco allora che “non c’è un attimo da perdere”, perché un breve istante può in alcune circostanze salvare una vita o perderla. Basta immaginare una situazione di emergenza ove i soccorsi sono decisivi. Eppure nell’epoca del tutto e subito sempre più spesso sentiamo lamentarsi di non avere tempo per fare questo o quello: “non ho un attimo di respiro”. Ma il più delle volte è questione di attimi, momenti che non torneranno più, proprio come lo scatto di una foto che immortala un attimo unico.
Preferiamo litigare da soli quando un attimo di distrazione fa bruciare quello che avevamo lasciato sul fuoco, ci costringe a ricominciare tutto daccapo. La totalità degli incidenti domestici sono generati quasi sempre da un attimo di disattenzione che può lasciare segni duraturi. Chi ha bambini sa che non può permettersi mai la minima distrazione, perché basta un attimo e la tragedia è dietro l’angolo. Alla guida può essere fatale per ritrovarsi fuori strada, contro un muro o sulla carreggiata opposta. Distrazione e vita non sempre legano in maniera duratura. Per questo non possiamo permetterci leggerezze. Distrazione è sinonimo di abbassamento dell’attenzione, e quindi un momento in cui ci esponiamo a qualcosa di non ponderabile o controllabile, un pericolo. Se risulta difficile essere continuamente vigili, altrettanto occorre non perdere mai il controllo delle proprie emozioni e finire preda dell’ira, perché qui nasce un attimo di follia. Passò un attimo dopo essere stato elogiato dal Maestro che Pietro si sentì apostrofare come diavolo (Matteo 16:23). Dopo la sua famosa proclamazione di fede “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio” (Matteo 16:16), ha una reazione spontanea che manifesta intenzioni contrarie a quelle di Gesù. Pensando in modo umano, ma senza rendersene conto, vuole ostacolare la realizzazione del Regno di Dio, rifiutando la croce. Distrazione, follia e altro potrebbero essere limitati e/o evitati con un attimo di attenzione, un momento di riflessione in più, un attimo in cui ti fermi e ti guardi attorno, un attimo in cui ti chiedi cosa stai facendo. A cosa serve guadagnare il mondo e poi perdere l’anima?
Pensiamo a volte che l’esercizio della fede richieda lunghi cammini, percorsi faticosi e anni di attese. Sarà pur vero che l’intervento di Dio non è sempre immediato, ma per credere, chiedere e ricevere basta un attimo, tanto quanto un briciolo o quel semino di senape citato dal Signore. Fu un attimo di fede quando la donna dal flusso di sangue si avvicinò nella ressa a Gesù e gli toccò la veste, avendo deciso in cuor suo che quello sarebbe bastato per guarirla. Fu un attimo prima di morire che il ladrone penitente si rivolse al figlio di Dio, chiedendogli “Ricordati di me quando sarai nel tuo regno”. Con Lui occorre veramente poco! Un noto cantautore italiano chiede in una sua canzone “Hai un momento, Dio?”. Poi ammette: “o io non ti sento”. Capita spesso di non accorgersi che Dio esiste anche nelle cose più piccole. Siamo noi a non pensare a Lui, o a lasciarci intimorire dall’idea che c’è una lunga fila davanti a noi, per cui resteremo inascoltati e non considerati. Se può contare la mia opinione, ti assicuro che non è così. Prendi allora un attimo ora, rivolgiti a Lui, tocca la Sua veste. Un attimo, una parola, un tocco.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 42
12 ottobre Isaia 41-42; 1 Tessalonicesi 1
13 ottobre Isaia 43-44; 1 Tessalonicesi 2
14 ottobre Isaia 45-46; 1 Tessalonicesi 3
15 ottobre Isaia 47-49; 1 Tessalonicesi 4
16 ottobre Isaia 50-52; 1 Tessalonicesi 5
17 ottobre Isaia 53-55; 2 Tessalonicesi 1
18 ottobre Isaia 56-58; 2 Tessalonicesi 2
Il 13 ottobre 1649 a Ginevra si spegneva a 73 anni Giovanni Diodati (nato il 3 giugno 1576). La sua fama è dovuta specialmente alla sua traduzione della Bibbia in italiano (1607) e in francese (1644), la prima ad essere letta da molti italiani. La traduzione italiana, cosiddetta Diodatina, è ritenuta un’opera monumentale per il lessico adoperato, per l’intensità ed i termini sopraffini utilizzati, per la fedeltà al testo cui solamente un uomo di levatura superiore e con doni comunicati dallo Spirito Santo, ha potuto compiere pur in una giovane età, a conferma di una schietta consacrazione.
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Foto di Margaret Young, www.freeimages.com
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