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  • Writer's pictureElpidio Pezzella

Come aquile

… quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano.

Isaia 40:31

Le parole del profeta ci rimandano al volo e alla vita delle aquile per meglio identificare coloro che hanno riposto la loro speranza nell’Eterno. Un’aquila in volo è spettacolare. Se non hai mai avuto modo di vederne una, una rapida ricerca ti aiuterà a scoprire alcune caratteristiche di questo rapace, che sono lo spunto per alcune brevi considerazioni. Innanzitutto le aquile volano sole e ad alta quota. All’altezza di 3.000 metri non incontrerai nessun altro uccello. Se lo incontri, è un’aquila. Per questo non volano con corvi e altri piccoli uccelli. Quelli che sperano nel Signore volano alto, stanno lontano dalle persone “mediocri”, da quelli che abbattono e costringono a volare basso. Un credente si riconosce anche dalla compagnia che frequenta. Un’aquila vola con le aquile. Aquila non captat muscas è una locuzione latina che letteralmente significa “l’aquila non cattura le mosche”. L’espressione antica indica che chi vola alto non si cura di piccoli obiettivi.


Hanno una vista acuta. La vista dell’aquila è dalle quattro alle otto volte superiore alla nostra. Infatti, può individuare un coniglio a tre km di distanza. Questa caratteristica suggerisce come un credente dovrebbe avere uno sguardo capace di andare oltre ogni limitazione, oltre ogni forma di apparenza. Nello stesso tempo richiama la “visione”. Un’ampia visione è dote imprescindibile per chi guida gli altri. Ogni credente avrà sempre una visione a condurlo, ad ispirarlo qualunque siano gli ostacoli da superare. Per questo, al pari dell’aquila che non si ciba di carogne, ma mangia soltanto la carne delle prede che uccide e che consuma fresca, un credente dovrebbe spendere il suo tempo con persone che prendono decisioni consapevoli. Le carogne suggeriscono anche di non fare affidamento sui successi passati, ma di cercare nuove frontiere da conquistare. Quando si sta avvicinando una tempesta, l’aquila la percepisce molto prima. Vola su una roccia in alto e lì attende. Al sopraggiungere della tempesta, dispiega le ali e si fa trasportare dal vento mantenendosi sulla sommità della bufera. Nel frattempo, tutti gli altri uccelli si nascondono tra i rami e le foglie. Quando le tempeste della vita si abbattono su di noi, anche noi possiamo elevarci al di sopra di esse e cavalcare i venti delle bufere varie. Possiamo usarle per raggiungere altezze maggiori e quelli che sperano in Dio emergeranno più forti e migliori di prima.


Le aquile sono fedeli nella relazione di coppia. Per questo si scelgono con cura e provano l’altro prima di concedersi. La fedeltà resta fondante di ogni relazione stabile. L’apostolo Paolo raccomandava di scegliere collaboratori fedeli, e prima di affidare un incarico a qualcuno di provarlo. Per evitare spiacevoli delusioni, dovremmo sempre verificare l’impegno delle persone con cui intendiamo relazionarci, sia nel privato che nel mondo lavorativo. Per quanto concerne la prole, nessun uccello è più gentile con i piccoli dell’aquila. Dio stesso si paragona ad essa: “Come un’aquila incita la sua nidiata, si libra sopra i suoi piccoli, spiega le sue ali, li prende e li porta sulle sue ali, l’Eterno lo guidò da solo” (Deuteronomio 32:11-12). Insegnano premurosamente a volare soprattutto quelli che hanno difficoltà ad apprendere. Per spingerli a dispiegare le ali, rimuovono le piume e l’erba dal nido in modo che i piccoli si sentano a disagio e considerino insopportabile rimanere nel nido. Arriva il momento per tutti in cui bisogna essere pronti a lasciare la cosiddetta “Comfort Zone”. Così ogni credente dovrebbe crescere i più piccoli, prepararli e guidarli come fa mamma-aquila, indicando loro la direzione, ma anche rendendoli autonomi.


Quando un’aquila comincia ad invecchiare (30 anni), sul becco si forma uno strato duro che lo rende gonfio e dolorante, e le impedisce di nutrirsi sufficientemente. Mangiando meno, si indebolisce, perde il desiderio di cacciare, gli artigli non sono più forti e tutto il suo aspetto ne risente. L’aquila però non si arrende. Con uno sforzo enorme si ritira sulla vetta e affronta una metamorfosi. Comincia a strapparsi le vecchie penne col becco, poi strofinando gli artigli contro la roccia si libera della pelle morta e squamosa, e infine sbatte energicamente il becco sulla roccia, fino a quando lo strato di calcare si sgretola. È un processo doloroso, e per darsi sollievo si immerge in un ruscello. Poi ritorna sulla roccia dove il sole reca calore e guarigione al suo corpo. Dopo quaranta giorni le piume tornano a crescere, gli artigli riacquistano forza e il becco ormai è guarito. L’aquila ringiovanisce, e può fare quello che era diventato difficile per altri trenta anni, proprio come dichiara il Salmo: “Egli sazia di beni la tua bocca e ti fa ringiovanire come l’aquila” (103:5). Questo processo suggerisce che ci sono momenti nella nostra vita in cui dobbiamo valutare la nostro “salute”. Un credente maturo periodicamente si esamina e decide il da farsi, inclusa anche la possibilità di ritirarsi, se ha impegni pubblici.


Caro lettore, vola. Vola in alto come le aquile, sperando nel tuo Signore!


 

Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 21

15 maggio 2Re 22-23; Giovanni 4:31-54

16 maggio 2Re 24-25; Giovanni 5:1-24

17 maggio 1Cronache 1-3; Giovanni 5:25-47

18 maggio 1Cronache 4-6; Giovanni 6:1-21

19 maggio 1Cronache 7-9; Giovanni 6:22-44

20 maggio 1Cronache 10-12; Giovanni 6:45-71

21 maggio 1Cronache 13-15; Giovanni 7:1-27



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