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Immagine del redattoreElpidio Pezzella

Il battito dell’amore

Aggiornamento: 5 lug 2021

Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d’acqua viva.

Giovanni 7:38

Siamo a Gerusalemme, durante la festa delle Capanne, una delle tre feste di pellegrinaggio durante le quali gli ebrei dovevano recarsi al Santuario. Nota anche come “festa dei tabernacoli”, durava una settimana ed era caratterizzata appunta dalla costruzione di capanne con un tetto di fogliame piuttosto rado, in modo che ci fosse più ombra che luce, ma dal quale si potessero comunque vedere le stelle. Nell’ultimo giorno, vi era la cerimonia dell’acqua. Un vaso veniva riempito alla piscina di Siloe e portato nel tempio, accompagnato dal suono delle trombe. Giunti all’altare, l’acqua veniva versata tra grida e manifestazioni di gioia. Con tutto questo bene in mente, Gesù dichiara le parole del nostro verso. Il redattore del vangelo non esita ad aiutarci a comprendere cosa intendesse il Signore: “egli disse questo dello Spirito, che avrebbero ricevuto coloro che avrebbero creduto in lui” (v. 39). Potrei quindi affermare che chi ha lo Spirito ha seni da cui sgorga acqua viva. Allo stesso modo, ciascuno di noi può essere come l’acqua: possiamo essere l’elemento fermo e stagnante della palude oppure l’acqua che scorre fresca, limpida e calma del ruscello di montagna, piena di vita interiormente e in grado di nutrire tutto quel che cresce lungo le sue sponde.


Se riuscissimo a comprendere questo potenziale, molto avrebbe un senso nuovo e i nostri approcci relazionali sarebbero più attenti e scrupolosi. Sì, oso parlarti di freschezza e vitalità dell’acqua paragonandola alla sensibilità di animo che ogni discepolo e credente dovrebbe aver sviluppato, distinguendola dall’accentuata emotività che è tutt’altro. Rabbrividisco, ahimè, al considerare che c’è un’attitudine diffusa alla insensibilità, quando si è pagato qualche scotto o si è dovuto fare i conti con l’ipocrisia o celati interessi materiali. Siamo onesti, se ci priviamo della sensibilità, cosa diventiamo o siamo? Un mondo senza la sensibilità sarebbe totalmente opaco, grigio come il cielo londinese, muto e privo di armonia, inodore e incapace di attrarre. Saremmo tutti elementi di una giostra che rincorre le vane e temporanee necessità alimentate dal calcolo, dalla convenienza o dall’interesse. Se nella società la sensibilità è vista come una qualità fuori dal tempo, confusa come debolezza e fragilità, nella chiesa è pietra preziosa, acqua che rinfresca l’anima assetata e capace di donare frescura nel deserto di molti cuori. Oserei definirla il battito dell’amore. Anche se saranno solo parole, saranno condite con il sale, poiché “la bocca del giusto è una fonte di vita” (Proverbi 10:11).


Purtroppo, occorre constatare come spesso manchi, generando così non pochi problemi. Se la conoscenza può essere ricercata e ampliata, se le emozioni possono essere controllate e gestite, un animo sensibile è manifestazione dell’opera dello Spirito, e, solo in questo caso, si può parlare di sensibilità con la “S” maiuscola. Quella che ti fa essere vicino a chi sta soffrendo e/o lottando, quella che aiuta ad accogliere ed includere senza mai respingere o finanche far sentire l’altro negativamente diverso e mancante. Quella che ti rende capace di metterti sempre nei panni dell’altro, ti insegna a leggere le vulnerabilità fino a guarirle, che ti fa stupire ed emozionare ogni volta che incroci occhi lucidi di lacrime o vieni travolto da un abbraccio. Nonostante sarà spesso triste e alcune volte finanche doloroso, un cuore sensibile non rinuncerà ad amare, proprio come il padre della parabola lucana del figliol prodigo. Un cuore che batte è sensibile. A differenza dei riti ebraici, il credente non trarrà conforto da vuote cerimonie, ma da un “fiume” che sgorga da dentro di lui, la cui acqua darà a sé e agli altri grande gioia.


Gesù poteva asserire: “Se qualcuno ha sete, venga a me e beva”. Noi dovremmo fare altrettanto, slegano l’azione e l’opera dello Spirito dalle ambizioni e pretese personali. Quel che lo Spirito opera in noi mira al raggiungimento dell’altro in difficoltà. E se lo Spirito si muove in me io farò come Gesù, cercherò la pecora smarrita, curerò quella ferita, pur sapendo che qualcuno mi tradirà, altri mi offenderanno o mentiranno sul mio conto. Dio mi aiuti. Dio ci aiuti.



Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 28

05 luglio Giobbe 30-31; Atti 13:26-52

06 luglio Giobbe 32-33; Atti 14

07 luglio Giobbe 34-35; Atti 15:1-21

08 luglio Giobbe 36-37; Atti 15:22-41

09 luglio Giobbe 38-40; Atti 16:1-21

10 luglio Giobbe 41-42; Atti 16:22-40

11 luglio Salmi 1-3; Atti 17:1-15


 

Versione Russa - Русская версия






Foto di John De Boer, www.freeimages.com


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