Perciò noi non ci perdiamo d’animo; ma, anche se il nostro uomo esteriore va in rovina, pure quello interiore si rinnova di giorno in giorno.
2 Corinti 4:16
Questa settimana ho avuto opportunità di condividere del tempo con alcuni servitori di provata esperienza. Al di là del motivo per cui ci vedevamo, abbiamo avuto la gioia di incoraggiarci l’un l’altro nel considerare le difficoltà fisiche e i problemi di salute che stanno seriamente limitando il servizio di alcuni. Purtroppo con il passare degli anni, e non solo, ci si ritrova a fare i conti con gli acciacchi e il “deperirsi” della tenda che ospita la nostra anima. Proprio coloro che si ritrovano ad confortare e a pregare per quanti si affidano alla loro umile cura non risultano indenni dalla malattia, né la nascondano. Rivestiamo tutti un corpo di carne, bisognoso di cure fino a quando ci conterrà. Ed è per questo che è nata questa breve riflessione, che segue la scia di quella della scorsa settimana intorno a Dio che non risponde.
In un modo o nell’altro, per esperienza propria o di un congiunto, prima o poi la vita ci mette di fronte qualche dura battaglia. Ti ritrovi così a fare i conti con la diagnosi di una malattia rara o di una certa gravità, durante la quale dai fondo a tutta la tua fede invocando un miracolo. Con il passare del tempo, il progredire della malattia mina le tue certezze e cominci a chiedere perché Dio non operi, pur sapendo che la Sua volontà è sovrana ed Egli opera come vuole. Resta il dilemma perché a volte il Signore guarisce ed altre no. Si tratta di un quesito difficile, cui si può /e deve) rispondere con una fede onesta, capace di riconoscere che Lui è Dio al di là dell’esaudimento delle nostre preghiere. Fino a quando ne abbiamo possibilità, preghiamo e crediamo che Dio può, e lo facciamo fino in fondo. Ma quando “nulla” accade (secondo i nostri desideri) restiamo sereni che Lui sa cosa è meglio. Come non volgere però un pensiero a chi si sta spendendo al fianco di un congiunto disabile, paralizzato … o a chi ha visto già spegnersi un figlio, il coniuge, un amico e non riesce ad accettarlo ancora.
Sicuramente inciderà il nostro credere e quanto ci è stato impartito in termini di fede condizionerà in bene o male le nostre azioni come le nostre reazioni. Non posso non prendere in considerazione il fatto che l’assoluto abbandono alle possibilità di Dio capaci di garantire guarigioni miracolose ha condotto verso forme di estremismo piuttosto discutibili e in qualche caso deleterie: si pensi all’avversione a qualunque cura medica nel trattamento delle malattie o per l’insistenza fuori luogo della ricerca della guarigione miracolosa a tutti i costi. Il panorama della fede pullula di sedicenti predicatori, i quali sostengono che dietro ogni malanno c’è sempre una realtà spirituale, negando con il prosciutto sugli occhi che seppure alcune infermità hanno origine in situazioni di peccato (si pensi alle infermità derivanti da abusi e dipendenze varie), altre sono figlie del nostro scellerato agire. Di riflesso poi ci sono quelli che vedono nella malattia una forma di maledizione o castigo divino, ignorando le sofferenze di chi ci ha dalle origini preceduto nel cammino della fede.
Potrà apparire crudele, ma ammetto che Dio non guarisce sempre. Sì, credo ai miracoli, alle promesse della Bibbia, ma sono obiettivo. Dio ascolta sì le nostre preghiere (sempre!), ma a volte usa il fornelletto dell’afflizione per affinarci oltre la nostra comprensione. Egli è Dio, comunque. Ben incoraggiava l’apostolo Paolo a non perderci d’animo. La verità è che facciamo fatica a realizzare che la nostra meta è il Cielo e a vivere il distacco dal corpo. Dichiariamo che Gesù è andato avanti a prepararci un luogo dove accoglierci, che ha versato il Suo sangue affinché ricevessimo vita eterna, ma poi vogliamo in tutti i modi prolungare il nostro vivere in un corpo terreno. Ecco che se l’esteriore va in rovina, noi dobbiamo sincerarci dell’interiore che va rinnovandosi e preparandosi al grande giorno. Se stai conoscendo il fuoco dell’afflizione, ti consiglio di non cercare perché o per come. Forse dobbiamo imparare da Paolo che talune volte la Sua Grazia ci basta. Spero sinceramente di non alimentare mai illusioni, e di avere sempre la forza di accompagnare chi cammina nella valle dell’ombra della morte o della malattia, perché chi è nella sofferenza necessita di accompagnamento alla ricerca dell’intervento divino o nell’accettare la malattia.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 16
15 aprile 1Samuele 30-31; Luca 13:23-35
16 aprile 2Samuele 1-2; Luca 14:1-24
17 aprile 2Samuele 3-5; Luca 14:25-35
18 aprile 2Samuele 6-8; Luca 15:1-10
19 aprile 2Samuele 9-11; Luca 15:11-32
20 aprile 2Samuele 12-13; Luca 16
21 aprile 2Samuele 14-15; Luca 17:1-19
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