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  • Writer's pictureElpidio Pezzella

La potenza della fede

Gesù disse al centurione: «Va' e ti sia fatto come hai creduto». E il servitore fu guarito in quella stessa ora.

Matteo 8:13

La storia del centurione ci sfida alla fede, a credere oltre ogni aspettativa, nonostante il rischio di restare senza risposta. Non è difficile rivedersi nella figura di quest’uomo, soprattutto per chi ha un congiunto ammalato e sta vivendo un dramma simile. Il centurione ha nel suo cuore una profonda sofferenza per il suo servo. Non è, quindi, un legame di parentela che lo spinge a rivolgersi a Gesù. Dietro la figura di quest’individuo è possibile intravedere tutti coloro che, nella chiesa, si prendono cura degli altri. Le sue parole, intrise di dolore, evidenziano il nostro essere egoistico, concentrato esclusivamente sulla nostra vita. La vita degli altri passa davanti ai nostri occhi, il più delle volte, inosservata. La bibbia ci rammenta, invece, di sorridere con chi sorride e di soffrire con chi soffre (Romani 12:15). Ciascuno di noi è unico ed è per questo che dobbiamo imparare a riconoscere l’esigenza dell’altro in base alla sua specificità.


Gesù non esita ad acconsentire alla richiesta del militare romano, ma va oltre: «Io verrò e lo guarirò» (v. 7). Quanto desidereremmo ascoltare le stesse parole. Ed è per questo che vorrei comprendere cosa l’abbia prodotta. La prima cosa che mi viene da supporre è che la richiesta non si incentrava su un bisogno egoistico dell’interlocutore, ma era mossa dalla stessa sofferenza che quel servo stava attraversando e che aveva mosso il cuore del suo padrone. Che il nostro spirito possa tornare ad essere sospinto non da tutto quello che è carnale, ma da quello che è, invece, spirituale. È necessario che in noi si alimenti quella sensibilità a sentire le sofferenze di chi lentamente si spegne senza la grazia di Dio, che sbocci in noi la “passione per le anime”. Cosa stiamo facendo affinché l’evangelo abbatta i muri dell’indifferenza? Cosa affinché esso continui a salvare i perduti? Se è vero che è lo Spirito a convincere di peccato, sta a noi pregare, intercedere e combattere contro i legami, perché il nostro combattimento non è contro carne e sangue. Una lotta che va condotta appunto con la preghiera e con la Parola.


Nel racconto di Luca (7:1-10) è riportato che il soldato si rivolse ai sacerdoti affinché questi parlassero con Gesù della condizione del servo. Questi sottolinearono come il centurione avesse fatto tante opere pie per il popolo ebreo, quasi a supplicare un intervento meritato. La loro mentalità era ancora relegata all’Antico Patto. Tendiamo a seguire Cristo secondo i nostri pensieri e le nostre speranze, perdendo di vista che il nostro agire deve tener conto della Sua centralità. Il centurione, nonostante sia un uomo in autorità, è debole e si mostra umile. Alla risposta di Gesù, con una modestia unica, gli esterna il suo senso di indegnità alla possibilità di accoglierlo in casa. Inoltre sa di essere romano mentre Gesù è Giudeo, e che questi non entravano in casa dei romani per evitare di diventare impuri. Il soldato, inoltre, da uomo in autorità, comprende bene che la parola di Gesù ha potere sul bene e sul male, sulla morte e sulla malattia e chiede solo quella. Il centurione riconosce la forza che possiede la Sua parola, mentre noi spesso non crediamo possano essere indirizzate anche alla nostra vita. Dinanzi ad una persona che sta riconoscendo con umiltà la potenza della parola di Dio, Gesù dichiara di non aver visto in nessun altro uomo in Israele una simile fede. Le parole di Gesù andarono ad effetto e il servo fu guarito.


Pensiamo a volte che l’esercizio della fede richieda lunghi cammini, percorsi faticosi e anni di attese o di formazione teologica. Sarà pur vero che l’intervento di Dio non è sempre immediato, ma per credere, chiedere e ricevere basta un attimo, tanto quanto un briciolo o quel semino di senape citato dal Signore. Fu un attimo di fede quando la donna dal flusso di sangue si avvicinò nella ressa a Gesù e gli toccò la veste, avendo deciso in cuor suo che quello sarebbe bastato per guarirla.



Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 42

11 ottobre Isaia 37-38; Colossesi 3

12 ottobre Isaia 39-40; Colossesi 4

13 ottobre Isaia 41-42; 1 Tessalonicesi 1

14 ottobre Isaia 43-44; 1 Tessalonicesi 2

15 ottobre Isaia 45-46; 1 Tessalonicesi 3

16 ottobre Isaia 47-49; 1 Tessalonicesi 4

17 ottobre Isaia 50-52; 1 Tessalonicesi 5



 

Foto di Andrew Stuart, www.freeimages.com

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