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  • Writer's pictureElpidio Pezzella

Nelle mani del Padre

E chi è tra voi quel padre che, se il figlio gli chiede del pane, gli dà una pietra? O se gli chiede un pesce gli dà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli dà uno scorpione?

Luca 11:11-12

Sono padre di tre figli maschi. So da sempre che non riuscirò a dar loro tutto quello che vorrei, né sarò perfettamente come loro mi vorrebbero. Dopotutto questo vale anche al contrario. Sono sereno nell’animo per non aver fatto mancare finora la mia presenza. Tutti e tre sono saliti sull’altalena e le mie mani erano lì a spingerli nel vento. Se non sempre ad accompagnarli la mattina, almeno all’uscita da scuola ero lì ad aspettarli, e per l’ultimo lo sono ancora. Quante notti trascorse a cullarli o a dondolarli fino ad addormentarli…, i pannolini, le pappe, i malanni… poi piscina, calcetto, basket… si fanno grandi e cambiano le preoccupazioni, mentre io resto al loro fianco. Potrei sentirmi appagato, o almeno scevro da rimorsi, ma il Vangelo mi ricorda che seppur mi sforzi di prendermi cura dei miei figli e dar loro buoni doni, resto comunque “malvagio” secondo il v. 13: “Se voi dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli…”. Vuol dire che la persona peggiore dovrebbe riuscire a nutrire buoni sentimenti nei confronti dei figli.


Purtroppo non è sempre così! Alcuni figli, infatti, hanno i brividi al solo pensare al loro genitore, essendo stati vittime di abusi e soprusi. Mani che invece di una carezza o una tenera coccola hanno lasciato segni perenni nell’intimo. Un fardello di cattiveria e violenza che ha deturpato il loro cuore è stata lo loro unica eredità, rendendo la parola “papà” pregna di una brutalità che non le appartiene, tale che molti hanno goduto nel ritrovarsi orfani. Spero che qualcuno tra chi mi legge possa trovare nuova speranza nel sapere che Dio è padre degli orfani e non, e il profeta dichiara: “Tuttavia, o Eterno, tu sei nostro padre; noi siamo l’argilla e tu colui che ci formi; noi tutti siamo opera delle tue mani” (Isaia 64:8). Il popolo versava in una condizione di profonda desolazione e bisognoso dell’intervento divino, ed Isaia è tristemente conscio che nessuno invoca il Suo nome. Quando si è in balia dell’iniquità, vittima innocente, non si riesce più a percepire il calore umano e neanche la voce divina, e nemmeno la si desidera.


Il profeta presenta Dio come un Padre e noi tutti come figli, proprio come dichiarerà e insegnerà Gesù. Il Suo paterno aiuto procede dall’amore che ha verso noi, suoi figli. Noi siamo l’argilla e Lui il vasaio, nonostante la fragilità del nostro essere, siamo terra nelle Sue mani. Egli è colui che può dare forma alla nostra vita perfezionandola, migliorandola con nuove possibilità e donarci il significato pieno di paternità. Se potessi esprimere una sola preghiera per te, chiederei che tu potessi avvertire le Sue mani sulla tua vita, perché nonostante tutto Egli non ti ha mai lasciato o dimenticato. L’evangelista Luca ci ricorda che “quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono”. Ci sono doni che solo Lui può concederci, se glieli chiediamo. Non esitare a cercarlo. Volgi il tuo sguardo verso la Sua casa.


Il profeta Geremia (18:1-6) assiste in una bottega all’opera di modellamento del vasaio: l’argilla si spacca e si rompe nelle mani dell’artigiano che non la butta via, ma la ricolloca sulla ruota e ne fa un vaso nuovo. L’Eterno fa con i suoi figli proprio come il vasaio. Mentre il grido di Isaia era un richiamo ad un intervento di Dio, che appariva lontano e che avesse abbandonato il Suo popolo, in Geremia lo stesso Dio afferma di essere un vasaio e noi argilla nelle Sue mani, conscio che il lavoro che ci si pone di fare non sempre arriva a compimento in maniera spedita e senza crepe. Quand’anche ci fossero crepe, il Signore non butta via l’argilla, anche perché spesso le crepe sono causate da altri. Egli, però, con pazienza ed amore ammorbidisce l’impasto con lo Spirito, per poi realizzare un’opera nuova, un vaso nuovo. In questo vaso, poi, deposita il Suo Spirito e la Sua parola. Colui che pone le mani su noi è nostro Padre ed è grande in benignità e misericordia. Se non riusciamo più a vederLo o sentirLo non è perché si è allontanato da noi, non potrebbe e mai lo farebbe, Egli è e sarà il Padre! Lasciati afferrare dalle Sue mani!


 

Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 13

20 marzo Giosuè 4-6; Luca 1:1-20

21 marzo Giosuè 7-9; Luca 1:21-38

22 marzo Giosuè 10-12; Luca 1:39-56

23 marzo Giosuè 13-15; Luca 1:57-80

24 marzo Giosuè 16-18; Luca 2:1-24

25 marzo Giosuè 19-21; Luca 2:25-52

26 marzo Giosuè 22-24; Luca 3


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