Se qualcuno fra voi pensa di essere religioso, ma non tiene a freno la sua lingua, certamente egli inganna il suo cuore, la religione di quel tale è vana.
Giacomo 1:26
Gesù è intento a indirizzare la folla al significato reale della Sua venuta. Stimola i suoi interlocutori con parabole ed esempi di vita quotidiana, nella circostanza attinge dall’agricoltura, a quel tempo l’occupazione più usuale. Ma coloro che lo ascoltavano, pur essendo bravi ad interpretare i segni atmosferici, stavano ora ignorando i segni dei tempi riguardo alla venuta del Regno di Dio. Ecco arrivare alcuni per richiamare l’attenzione del Maestro su un fatto di cronaca recente: lo spargimento di sangue dei Galilei da parte del Governatore romano. A costoro che gli chiedevano un giudizio sulla strage compiuta da Pilato, probabilmente per sedare una ribellione, Gesù cita la tragedia della torre di Siloe che aveva ucciso 18 gerosolomitani. Sembrerebbe che i farisei, contrari all’uso della violenza contro Roma, avrebbero ritenuto meritata la morte dei Galilei. Altrove gli Zeloti, che si opponevano al governo romano, avrebbero invece sostenuto che quelli che erano morti sotto l’acquedotto di Siloe meritavano tale fine per aver cooperato con i Romani. Ciascuno in un modo cercava nel “peccato” la causa del disastro. Gesù non offre alcuna soddisfazione nel sostenere alcuna delle tesi, anzi invita i suoi interlocutori a non cadere nel giudizio, ma a ravvedersi.
“Pensate che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, perché hanno sofferto quelle cose? No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo” (Luca 13:2-3). Quanto abbiamo da imparare dal comportamento del Maestro. Non per forza dobbiamo avere un’opinione o un giudizio per tutto e tutti. Eppure, passano gli anni, cambiano gli scenari ma gli esiti sempre tragicamente nefasti. Di fronte a morti innocenti si resta sgomenti non avendo colpe da addossare alle vittime. Siamo tendenzialmente sempre alla ricerca di un colpevole o quanto meno di una spiegazione plausibile. E quando non la troviamo, ecco allora che tiriamo in ballo Dio. Sciacalli, ignoranti e insensibili, quelli che osano parlare di giudizio divino, dimenticando che gli operatori di pace saranno chiamati "figli di Dio". Se i non credenti faticano ad andare oltre la vita terrena, chi ha creduto in Gesù è già proiettato nell’eternità. Il capitolo 13 di Luca prosegue, ci mostra come l’agire divino sia imprevedibile e incomprensibile. Il fico che non dava frutto e "meritava" di essere tagliato riceve invece un'offerta di cura particolare e ulteriore tempo. Una donna bloccata da diciotto anni trova guarigione nella disapprovazione generale. In modo a noi sconosciuto il "regno di Dio" cresce e lievita, al di là della nostra comprensione della Legge e della pretestuosa capacità di intendere l’agire divino. Ancora una volta il Maestro ci mostra che il bisogno altrui viene prima delle regole legalistiche.
Non mi vergogno quando sollecitato su cose di non mia competenza preferisco il silenzio o dichiarare che non ho le competenze per esprimermi. L’esortazione dell’apostolo Giacomo è chiara. Non voglio vivere una fede vana, perché quel che esce dalla bocca rivela ciò che è nel cuore (Matteo 15:18). Da tempo mi sono impegnato a badare maggiormente a me stesso, a trattenere la lingua e le dita dal proferire o scrivere frettolosi giudizi. Credo sia salutare e opportuno, e ti invito a fare altrettanto. Forse dovremmo porci nella condizione di sterilità del fico e lasciarci sollecitare dalle amorevoli cure del vignaiolo a portare frutto nel futuro immediato. Lasciamoci esaminare dalle Scritture e prendiamo coscienza della nostra condizione. Senza accorgercene ci rodiamo l’animo per cose che non ci riguardano, ci infervoriamo per comportamenti altrui, sindachiamo scelte e opinioni, solo perché ci impelaghiamo nella melma dei social. In totale sottomissione e con spirito contrito, ancora adesso voglio correggere il mio parlare frettoloso, dal giudicare senza conoscere, dall’accusare senza alcuna pietà, dall’attaccare senza tolleranza. Spero tu possa unirti alla mia preghiera: “Possa, Signore, imparare a soffrire con chi soffre, offrendo la mia spalla e levando la mia umile preghiera per chi sta piangendo, in Italia, in Europa e nel mondo... perché il dolore non conosce confini”.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 44
25 ottobre Geremia 6-8; 1 Timoteo 5
26 ottobre Geremia 9-11; 1 Timoteo 6
27 ottobre Geremia 12-14; 2 Timoteo 1
28 ottobre Geremia 15-17; 2 Timoteo 2
29 ottobre Geremia 18-19; 2 Timoteo 3
30 ottobre Geremia 20-21; 2 Timoteo 4
31 ottobre Geremia 22-23; Tito 1
Foto da wix gallery
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