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  • Writer's pictureElpidio Pezzella

Esci fuori e mira il cielo

Poi lo condusse fuori e gli disse: «Mira il cielo e conta le stelle, se le puoi contare», quindi aggiunse: «Così sarà la tua discendenza».

Genesi 15:5

Il ciclo dedicato alla figura di Abramo segue nel Genesi quello di Noè. Tra le due storie vi è un brano che narra della torre di Babele e del tentativo dell’uomo prima di costruirsi una città e poi di ergersi verso il cielo. Dio stesso interviene, disapprovando tale intento. E dopo aver confuso e mischiato l’umanità, veniamo a conoscenza di questo arameo, la cui chiamata e viaggio sono la storia del credente, colui che è chiamato a seguire il Suo Dio senza porre domande. Il patriarca non rappresenta l’uomo perfetto né incarna un essere umano al di sopra la media, è uno che impara nel viaggio a fare i conti con la precarietà e la mobilità della sua tenda. Ed è per questo che la sua fede è migrazione, alla pari della tenda mobile del tabernacolo che accompagnerà Israele nel deserto. Il suo peregrinare è un viaggio senza ritorno, un cammino senza appigli e sicurezze. La partenza è da Ur, la prima destinazione Carran (a sud est della Turchia), e da qui a Canaan insieme a Sara, sua moglie, e Lot, suo nipote. La chiamata di Abramo si eleva dal tentativo umano della torre di Babele di costruire un nome. Prima ancora di donargli quel nome che incarna il suo desiderio recondito, Dio gli fa quattro specifiche promesse: farlo diventare una grande nazione; benedirlo; far diventare grande il suo nome e far diventare lui stesso benedizione per quanti lo avessero riconosciuto benedetto da Dio. Tutto parte da un imperativo, “vattene”, che andrebbe meglio reso con “torna a te, divieni ciò che sei”. Il viaggio cui è chiamato è anche scoperta, scoperta di sé stesso. La sua unica bussola sarà la Parola ricevuta. Abramo deve aprirsi alla fiducia e al futuro dell’avventura: “Dove ti mostrerò”.


Colpisce come l’arameo non ponga domande e non esiti minimamente davanti a quella vocazione. Non è ancora l’uomo che si fida ciecamente del suo Dio. Infatti, in Egitto userà artifici umani per difendersi, ma rischierà di perdere sua moglie. Chiamato a combattere per salvare Lot non si tirerà indietro. Al capitolo 15 lo troviamo solo, nella sua tenda, avvolto e coperto dai suoi timori e dalle sue ansie, quando leggiamo uno dei brani, secondo me, più belli non solo del Genesi e dell’Antico Testamento, ma dell’intera bibbia. Una visione notturna, in cui echeggia in apertura l’invito divino “Non temere”, perché Dio sarà il suo scudo e ricompensa. Ma Abramo è in crisi, risponde sconsolato e quasi infastidito, perché non ha ancora toccato con mano la realizzazione della promessa. Il viaggio di Abramo sta per conoscere una delle tappe fondamentali. Dopo le sue rimostranze, Dio non lo lascia, ma dopo avergli annunziato i suoi piani, lo conduce fuori. Non posso non immaginare il Padre celeste che prende per mano l’anziano Abramo e lo porta fuori dalla tenda, luogo di chiusura, ma anche albergo dei pensieri e paure. Il patriarca deve uscire fuori dalla sua tenda, per guardare il cielo, la tenda di Dio (Salmi 104:2), pieno di stelle, quelle stelle che solo Dio può contare e chiamare per nome (Salmi 147:4).


Ci sono circostanze in cui Dio ci invita ad uscire dal nostro orizzonte umano, limite invalicabile e ostacolo al viaggiare per fede. Guardare il cielo è guardare la storia con gli occhi di Dio. Le stelle che illuminano la notte dicono che non c’è oscurità che non possa essere allentata e allontanata. Fuori dalla tenda, con lo sguardo verso il cielo e Dio al suo fianco, Abramo si fida e crede. Per la prima volta la Bibbia ci propone il verbo “credere”: che significa “fondarsi”, “aggrapparsi” come un bambino sul seno della mamma, e talvolta anche “nutrirsi”. Abramo diviene il primo credente, colui che sarà il padre di tutti i credenti (Romani 4:11). Quella notte diviene l’alba di un nuovo cammino, dove Abramo avrà ancora da imparare, perché lungo il viaggio vedrà compiersi la fedeltà divina. Ovunque sia oggi il tuo peregrinare, non lasciarti rinchiudere nella tenda. Ovunque Dio ti ha posto, non costruirti delle mura attorno come a Babele, e non porti dei mattoni sotto i piedi per salire, perché è Dio che è disceso da te. Vieni fuori e guarda il cielo.



Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 46

08 novembre Geremia 43-45; Ebrei 5

09 novembre Geremia 46-47; Ebrei 6

10 novembre Geremia 48-49; Ebrei 7

11 novembre Geremia 50; Ebrei 8

12 novembre Geremia 51-52; Ebrei 9

13 novembre Lament. 1-2; Ebrei 10:1-18

14 novembre Lament. 3-5; Eb. 10:19-39



 

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