«Ma l'Eterno scatenò un forte vento sul mare e si levò una grande tempesta sul mare, sicché la nave minacciava di sfasciarsi».
Giona 1:4
Non tutti finiamo nel deserto come Elia per ritrovare la via smarrita. C’è chi come Giona che sceglie il mare e una nave come via di fuga, ma qui deve fare i conti con il vento e la tempesta. La storia di Giona è sinonimo di chi, tenendo gli occhi puntati solo su sé stesso, scappa dall’essere di fronte a Dio, e quindi al Suo servizio. Rappresenta chi, dandosi alla fuga, si pone in una condizione di lontananza da Dio. Molteplici, e di varia natura, potrebbero essere le ragioni; alcune condivisibili e giustificabili, altre incomprensibili e intollerabili. A livello psicologico o, se si preferisce, relazionale si può ipotizzare che alla base di questa trasformazione vi sia rancore, o un comprensibile risentimento, nei confronti di un popolo ostile e invasore. C’è chi lo ha descritto come “una versione sotterranea dell’odio e dell’ira pronta ad esplodere qualora sollecitata. Di certo è reazione ad un’azione subìta, un ripiegamento su di sé che amplifica il proprio dolore zittendo tutto il resto”. Ma non sempre vi è un dolore scatenante. Infatti, spesso si può essere vittima delle proprie paranoie, riversando su gli altri le conseguenze. Nel caso specifico Giona appare, nel suo essere cocciuto, tormentato e perseguitato da Dio, Che quasi lo prende per i capelli per condurlo a fare quanto vuole, alla stregua di un genitore che afferra per il braccio il suo bimbo capriccioso e lo allontana dai giocattoli.
Si potrebbe ipotizzare che Giona è in preda a un complesso di persecuzione, che lo tiene lontano dalla verità, costantemente coperta dal suo convincimento di essere dalla parte della ragione. Un po' come era accaduto ad Elia, quando scappò da Jezebel. In questo tira e molla con il Signore le vicende assumono per certi versi un tono ironico, per altri sono intrise di misericordia divina. Ripercorrendole ciascuno potrà carpire in esse aspetti attualizzabili nelle sue correnti vicissitudini. Inizialmente Giona è inviato a Ninive, la città grande e sanguinaria, a denunciare il male di cui è stato vittima anche Israele. Apparentemente fugge senza motivo. La capitale assira è il grande mostro, e andare in bocca al mostro spaventa chiunque. Tutti conosciamo la compagnia silenziosa della paura quando fuggendo rifiutiamo di essere quelli che siamo. Il profeta è anche contrariato, sente il fardello di una missione che non condivide e cerca di fuggire dalle responsabilità, ma dovrà presto scoprire che non si può fuggire da Dio, soprattutto quando Questi non accetta che si resti indifferente al bisogno che ci circonda.
La prima arma preparata contro Giona è un forte vento. Il verbo “scatenare” contiene l’idea della forza messa in campo dal Signore, che sfocia in “una grande tempesta”. Sarebbe dovuto bastare il vento per ricondurre il profeta sui suoi passi. La storia di Elia in fuga sul monte doveva suggerirgli cosa fosse quel forte vento (1Re 19:11). Non solo il passaggio, ma la presenza dell’Eterno non concede tregua a chi recalcitra o tenta di addormentare la propria coscienza. Il contesto della nave in tempesta ne è la dimostrazione, offrendoci finanche il paradosso dei marinai che cercano di salvare la vita all’apatico Giona. Quante volte la vita ci ha mostrato soggetti, ritenuti troppo frettolosamente insensibili o senza fede, ergersi a maestri di cosiddetti credenti. Il profeta era scappato davanti alla paura, zittendo così la sua fede. I marinai “impauriti”, invece, pregano, reagendo nella fede. I discepoli sul lago furono ripresi dal Maestro che apostrofò la loro paura come mancanza di fede. Forse dovremmo aprire i nostri occhi e renderci conto di chi è al nostro fianco, chi è Colui che ci ha chiamato a servirlo, e mai a scappare. “Dove potrei andare lontano dal tuo Spirito, o dove potrei fuggire lontano dalla tua presenza? Se salgo in cielo, tu sei là; se stendo il mio letto nello Sceol, ecco, tu sei anche là. Se prendo le ali dell'alba e vado a dimorare all'estremità del mare, 10 anche là la tua mano mi guiderà e la tua destra mi afferrerà” (Salmi 139:7-9).
(Puoi approfondire con il mio libro “Giona, l’inaccettabile misericordia di Dio” ).
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 47
15 novembre Ezechiele 1-2; Eb. 11:1-19
16 novembre Ezechiele 3-4; Eb. 11:20-40
17 novembre Ezechiele 5-7; Ebrei 12
18 novembre Ezechiele 8-10; Ebrei 13
19 novembre Ezechiele 11-13; Giacomo 1
20 novembre Ezechiele 14-15; Giacomo 2
21 novembre Ezechiele 16-17; Giacomo 3
Foto di Igor Kasalovic, www.freeimages.com
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